Fecondazione assistita: le linee guida della discordia

'Annullare le linee guida della legge 40', aggiornate, a fine mandato, dall'ex ministra Livia Turco. Questa la richiesta, raccolta ieri in una mozione, presentata al Governo, firmata da 130 parlamentari di PDl, Lega e UDC.

Sostenuta dall'onorevole teodem Paola Binetti, che si è detta pronta a non ostacolarla, nonostante la posizione contraria del PD.

Il tema è ormai ricorrente dall'inizio di questa legislatura. Una controversa priorità politica, in un complesso scenario di emergenze. Un falso problema, a nostro avviso, che suonerebbe come un monito squisitamente ideologico: 'l' embrione non si tocca, anche se malato'. L'oggetto politico del contendere è, infatti, in buona parte, la questione della liceità o meno della diagnosi genetica sull'embrione.

Per fare chiarezza, occorre specificare che le linee guida, emanate in extremis, dall'allora ministro alla salute, Livia Turco, non contengono nero su bianco, che la diagnosi genetica sull'embrione si può fare. Inoltre, l'operazione di aggiornamento fu certosina, un po' ipocrita, ma rigorosa per quel poco che ha tentato di modificare.

L'ex ministro Livia Turco cancellò il testo 'E' permessa la sola diagnosi osservazionale', per recepire, come dovuto, la sentenza, del TAR del Lazio, ma mantenne invariata la dicitura, dell'art. 13 della legge 40, 'E' vietata ogni forma di selezione a scopo eugenetico'. La partita ora si giocherà tutta sul significato di 'eugenetica'. Una carta, molto cara, al Vaticano ed ai politici che ne onorano i diktat, indipendentemente dai riferimenti costituzionali del nostro ordinamento.

Per alcuni, infatti, è eugenetica qualsiasi decisione che non permetta ad un embrione di essere trasferito in utero e, forse, di nascere. Anche in quei casi in cui l'embrione non abbia alcuna possibilità di sviluppo o possa evolversi in un feto gravemente malato.

Secondo altri, ed il diritto positivo prevalente, il limite da non oltrepassare, risiede nell'effetto che la notizia della grave malattia genetica dell'embrione (acquisita con la diagnosi genetica) avrebbe sulla salute psicofisica della madre. Se la madre ne fosse turbata fortemente, la selezione ed il mancato trasferimento dell'embrione, potrebbero essere leciti. In questo caso, non si potrebbe parlare di selezione eugenica.

Questa la spiegazione che l'ex ministro Livia Turco offrì nel presentare le nuove linee guida ed il suo fondamento è nella legge 194. Infatti, la maternità responsabile e la tutela della salute psicofisica della madre prevarrebbero sul nascituro (non dimentichiamo che il nostro codice civile gli attribuisce la capacità giuridica solo alla nascita).

Un passaggio logico, a questo punto, evidenzia la forte relazione tra la legge 194 e la legge 40. Tuttavia, in futuro altre sentenze, potrebbero elaborare in modo non univoco la definizione di eugenetica.

Pertanto, assumerà una straordinaria rilevanza l'attesa sentenza della Corte Costituzionale, forse in autunno, chiamata a pronunciarsi dal TAR del Lazio sull'incostituzionalità della legge 40, in alcuni punti. Una pronuncia che potrebbe divenire il faro per il legislatore e l'unico strumento per orientare e riaprire il dibattito politico-legislativo, su di un tema tabù, la fecondazione medicalmente assistita.

Dall'altra parte e, coerentemente con il nostro ragionamento, si preannuncia una battaglia politica tutta incentrata sulla revisione dell'interpretazione della legge 194, in funzione anche di una lettura ancora più restrittiva degli spazi di libertà della donna e del suo partner nella fecondazione assistita. Ecco, perché, per molto tempo ancora, non sentiremo tanto parlare di aborto e di fecondazione assistita, ma di principi da introdurre o da indurre nelle leggi, che avrebbero dovuto organizzare e governare la risposta a questi fenomeni socio-sanitari, ma che vogliono fare altro.

Pagina pubblicata il 12 giugno 2008

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