Sindacati, disattesi troppi impegni di Piano rientro

Allarme rosso nella sanità laziale. E' ancora troppo elevato il deficit annuo che 'pesa' sulla Regione e sono ormai troppi gli impegni disattesi nelle riforme strutturali previste dal Piano di rientro. A denunciare i problemi della sanità regionale sono Cgil, Cisl e Uil di Roma e del Lazio, che ieri si sono date appuntamento nella Capitale per fare il punto della situazione. Secondo le tre sigle sindacali, la Regione "non è stata in grado di dare segnali forti sul fronte della riduzione dei costi".   Questo ha causato i problemi a catena per l'intero sistema sanitario regionale. Al primo posto delle critiche rivolte alla Regione Lazio c'è il riequilibrio dei posti letto. Secondo le organizzazioni sindacali, la chiusura e la riconversione delle strutture 'non performanti' doveva essere contestuale all'apertura di nuovi servizi territoriali, ma questo non è mai avvenuto. "Non abbiamo mai detto di no al Piano di rientro - sottolinea Tommaso Ausili, segretario regionale Cisl Lazio - ma bisognava attivare servizi assistenziali sul territorio. Questo invece non è stato fatto. Dei 33 presidi territoriali di prossimità (Ptp) ne è stato attivato solo uno a Palombara Sabina". C'è poi la questione del rinvio dell'accreditamento di tutte le strutture, private e classificate, che ha prodotto vantaggi per erogatori poco trasparenti quanto al rispetto delle norme. I sindacati ritengono inoltre insufficienti i tre anni previsti dal Piano per saldare il debito.  "Regioni virtuose come Emilia Romagna, Veneto e Toscana - protesta Claudio Di Bernardino, segretario generale Cgil Roma e Lazio - hanno impiegato dai 5 ai 10 anni per riorganizzare la rete. Al Lazio ne vengono concessi solo tre, ovviamente a danno dei cittadini". 

Pagina pubblicata il 09 febbraio 2010

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