Primi casi italiani di donazioni "samaritane"

Donare un organo a un estraneo per pura generosità, senza che vi sia un legame sanguineo o affettivo con il malato che ne ha bisogno. E senza alcun interesse economico alla base del gesto, completamente gratuito.

Gli addetti ai lavori battezzano 'donatori samaritani' le persone che scelgono di regalare un organo a un malato. Un fenomeno nuovo, su cui si apre un dibattito anche in Italia.  Nella Penisola si sono registrati infatti i primi tre casi - due in Lombardia e uno in Piemonte - destinati a sollevare interrogativi anche da parte degli esperti del settore.

La normativa italiana in materia di trapianti, se da un lato vieta ogni forma di vendita degli organi e dall'altro consente la donazione da vivi solo tra consaguinei o persone strette da un legame affettivo, «va interpretata per comprendere il da farsi sui cosiddetti donatori 'samaritani'», spiega all'AdnKronos salute Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti.
La questione «è già stata posta all'ufficio legale del ministero della Salute». Mentre toccherà sempre al dicastero guidato da Ferruccio Fazio «fare anche una valutazione etica» sulla questione.

I donatori 'samaritani' possono offrire chiaramente «il solo rene, un intervento che tra vivi riguarda, nel nostro Paese, finora solo consanguinei - chiarisce Nanni Costa - o persone con un forte legame affettivo. Se ne contano 120 l'anno solo in Italia».

Se comunque dovesse arrivare il via libera ai 'samaritani' anche nel nostro Paese, «bisognerà valutare con attenzione - puntualizza l'esperto - il benessere psichiatrico e psicologico dei donatori, per poi fare una valutazione motivazionale estremamente attenta», raccomanda.

«Solo in seguito - precisa Nanni Costa - potremmo passare alla valutazione fisica del donatore 'samaritano' e alla procedura per individuare i potenziali pazienti» ai quali impiantare l'organo. Per ora, comunque, «attendiamo le indicazioni del ministero».


Pagina pubblicata il 17 febbraio 2010

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