SSN, sfide difficili per il futuro

Trent'anni spesi bene quelli del Servizio sanitario nazionale che quest'anno festeggia un importante compleanno: da tre decenni garantisce infatti assistenza ai cittadini. E lo ha fatto tutto sommato bene.

Questa la opinione degli esperti che al Forum PA , in corso a Roma, hanno partecipato all'incontro 'Ssn 1978-2008. Un trentenne in cerca di identità'. Ma i punti forti del sistema, universalismo e solidarismo, che i cittadini oggi danno quasi per scontati, rappresentano anche una sfida per il futuro, perché garantirli non sarà facile. "Dobbiamo confrontarci - ha spiegato Andrea Tardiola, dirigente del ministero della Salute che ha moderato l'incontro - con le risorse limitate mentre l'evoluzione della scienza e l'andamento demografico fanno crescere le spese.

L'universalismo, che è il carattere forte del nostro sistema, si scontra inoltre con la crescita di richieste di personalizzazione delle cure: la nostra richiesta di assistenza 'su misura' mette in difficoltà il Ssn". Le aspettative del paziente, infatti, sono cambiate e non si limitano alla richiesta di cura. "Oggi - ha aggiunto Edoardo Boncinelli, professore di Biologia e genetica del San Raffaele di Milano - non ci si limita a chiedere salute, ma si vuole ottenere il benessere. E gli italiani, ormai da 30 anni, danno quasi per scontato la presenza di una 'grande mamma' a cui chiedere assistenza sanitaria". E se è vero che uno dei grandi sport nazionali è parlare male del Ssn, "questo - ha detto ancora lo scienziato - è solo un fatto formale, perché in realtà ci siamo adattati al sistema, soprattutto siamo convinti di aver diritto alle cure".

Una disponibilità del sistema che, però, sarà difficile conservare per il futuro. E non solo perché cresce la richiesta di qualità e prestazioni di 'benessere'. "La vita degli italiani - ha evidenziato Boncinelli - cresce ogni anno di un trimestre. Tra vent'anni crescerà di 5 anni. La popolazione quindi invecchia, facendo lievitare i costi della sanità".

In questi 30 anni "il Sistema italiano - ha continuato Giovanni Fattore, economista docente della Bocconi di Milano - è riuscito a tenere insieme buoni livelli di assistenza, buoni livelli di equità, ha garantito sufficienti possibilità di scelta ai cittadini, con livelli di spesa pubblica contenuti. Questo è stato possibile - ha precisato - perché si è partiti da un sistema costruito su valori condivisi e si è avuto il coraggio di adattare le norme nel tempo.

La storia del Ssn potrebbe essere punto di riferimento della Pubblica amministrazione, soprattutto per sistemi come quello universitario che non è riuscito a riformarsi". Ma nonostante il parere positivo sul passato, l'economista dichiara di non "essere ottimista sul futuro - ha spiegato - in particolare perché è complicato mantenere l'unitarietà nazionale, e il sistema dei Lea non è sufficiente in questo senso". Ma sarà difficile anche "garantire il sistema solidaristico, per la limitazione delle risorse".

Per quanto riguarda la sostenibilità economica Filippo Palumbo, direttore della programmazione sanitaria del ministero della Salute, ha sottolineato che la sfida dei prossimi anni dovrà essere quella di guardare alla sanità anche come motore dello sviluppo socio-economico. Una prospettiva divenuta già realtà in Lombardia. L'assessore alla Sanità della Regione, Luciano Bresciani, ha infatti illustrato il modello lombardo, apprezzato a livello europeo, sottolineando l'impegno a lavorare con le forze dell'intera comunità, pubbliche e private, mettendo insieme veri e propri network in grado di conciliare le esigenze di assistenza e sviluppo socio-economico in un sistema virtuoso. "E' una strada - ha concluso Bresciani - che, credo, ci aiuterà a mantenere la sostenibilità".

Pagina pubblicata il 15 maggio 2008

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