I SERT si affidano ai pazienti

Il personale sanitario addetto ai SERT (Servizi per la tossicodipendenza) si dichiara in maggioranza favorevole all'affido terapeutico, la pratica di consegnare ai pazienti una quantità di farmaco sufficiente ad autogestire la terapia, per un certo periodo di tempo.

Lo rivela un'indagine, illustrata oggi a Roma in un incontro organizzato da Essex Italia (gruppo Schering-Plough) e condotta da GfK Eurisko in collaborazione con Federsert (Federazione italiana operatori Sert) su 186 medici di altrettanti SERT italiani (un terzo dei servizi presenti sulla Penisola). Secondo l'indagine oggi i farmaci sono affidati in media al 60% circa dei pazienti, anche se per periodi relativamente brevi.

L'analisi dei dati mostra notevoli disomogeneità regionali: Sicilia, Emilia Romagna e Sardegna sono le Regioni che 'affidano' di più, mentre Marche, Umbria, Campania e Lazio sono ben al di sotto della media nazionale. Una scelta fino a oggi condizionata anche dal timore che i farmaci consegnati in affido avrebbero potuto alimentare il mercato clandestino o essere oggetto di uso improprio. Quasi la metà dei medici intervistati dà un giudizio molto positivo sulla possibilità di consegnare un farmaco in affido. E in futuro questa pratica potrà diventare più agevole. Da qualche settimana, infatti, anche in Italia è disponibile un nuovo farmaco le cui caratteristiche contrastano appunto la possibilità di un uso improprio, rendendo così questa modalità terapeutica più sicura e praticabile.

Si tratta - ha spiegato Lorenzo Somaini, Servizio tossicodipendenza e alcologia SERT 2 di Cossato (Biella) - di compresse sublinguali con un'associazione fissa di buprenorfina e naloxone in rapporto 4 a 1. L'associazione buprenorfina/naloxone offre "un vantaggio decisivo - è intervenuto Somaini - perché proprio la sua particolare formulazione ne disincentiva il 'misuse endovenoso'.

E' chiaro che un farmaco contenente buprenorfina, ma non iniettabile per via endovenosa perché associato a un'altra molecola come naloxone (che nel caso di somministrazione endovena produce un grave discomfort), abbatte ulteriormente il rischio di decesso, già molto limitato con buprenorfina sola".

Il nuovo approccio consente anche un sensibile risparmio. "Uno studio pubblicato sulla rivista 'Addiction' ha cercato di quantificare il beneficio offerto dalla terapia sostitutiva con buprenorfina/naloxone - ha proseguito Somaini - registrando un consistente risparmio già con l'affido settimanale rispetto all'accesso quotidiano ai Servizi". Un servizio che, secondo un'analisi economica dello stesso esperto, costa in media 1.500-1.600 euro l'anno per paziente, mentre se l'accesso si limita a una volta al mese, il costo si abbatte a 50-60 euro.


Pagina pubblicata il 09 giugno 2008

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