I pericoli della medicina difensiva

La medicina difensiva, che moltiplica esami e ricoveri per evitare noie giudiziarie ai camici bianchi, "porta inevitabilmente all'esclusione dei malati difficili. E fa guadagnare solo le assicurazioni dei medici, e i loro avvocati".

Maurizio Maggiorotti, presidente dell'Amami (Associazione dei medici accusati ingiustamente di malpractice), commenta l'indagine commissionata dall'Ordine dei medici della Provincia di Roma sulla medicina difensiva in Italia. Una ricerca che ha evidenziato che l'87,6% dei camici bianchi ieri teme di finire davanti a un tribunale per una denuncia o un esposto di un proprio paziente.

"I risultati dell'interessante indagine presentata ieri a Roma - dice Maggiorotti all'ADNKRONOS SALUTE - sono concetti che noi andiamo ripetendo dal 2002. Se è vero che uno dei drammi della medicina difensiva sono i costi - spiega - è ancora peggiore la conseguenza di cui nessuno parla. Cioè il fatto che prima o poi, per la paura di mettere le mani su un paziente a rischio, i medici smetteranno di curare i malati con un indice di insuccesso alto". Maggiorotti fa l'esempio dell'Illinois, lo Stato Usa "dove non si trova più un neurochirurgo.

Ma - prosegue - le esclusioni potrebbero anche riguardare le protesi all'anca di un malato obeso, diabetico e iperteso". Accanto a questo inquietante risvolto, continua il presidente dell'Amami, "ci sono poi tutti quei soggetti che lucrano su questo clima di caccia alle streghe". In prima fila "le assicurazioni, che aprono una pratica di sinistro per assistito anche quando la denuncia è una sola, ed è stata notificata a decine di medici. In questo modo - afferma - aumentano le richieste di risarcimento, che però non corrispondono ai reali numeri degli atti medici sospettati di malpractice.

Ma nel frattempo l'elevato numero di pratiche assicurative giustifica l'aumento delle polizze. E' un gioco al massacro - accusa Maggiorotti - a cui si aggiunge il sicuro vantaggio per gli avvocati, per le associazioni a tutela dei diritti dei malati e, solo qualche volta, per i pazienti realmente danneggiati. Di sicuro - conclude - gli unici che ci perdono sempre e comunque sono i medici".


Pagina pubblicata il 24 settembre 2008

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