Tagliare gli sprechi per salvare il SSN

Per salvare il Servizio sanitario nazionale, e mantenerlo sostenibile anche in un'Italia che invecchia, bisogna avere il coraggio morale e politico di affrontare il problema degli sprechi in sanità.

"Nel nostro Paese, su una spesa sanitaria pari a 103 miliardi di euro l'anno (dato 2007), 16 miliardi" vengono 'bruciati' in "spese non giustificate. Questa quota si chiama spreco". Lo ha affermato ieri a Milano Giuseppe Rotelli, presidente del Gruppo ospedaliero San Donato, commentando ai giornalisti lo studio del Cerm diffuso ieri sul quotidiano 'La Repubblica'.

Secondo il Cerm, infatti, di fronte al progressivo invecchiamento della popolazione italiana, per non ridurre la percentuale del Pil destinata all'assistenza sanitaria le prestazioni coperte dal servizio pubblico dovranno diminuire del 25%. In uno scenario simile, per ogni euro messo dallo Stato per finanziare la sanità, un altro euro dovrà arrivare dai privati.

"Contrariamente a quanto spesso si sente dire, il livello complessivo della spesa sanitaria in Italia oggi non è affatto eccessivo", spiega Rotelli a margine della presentazione di un accordo tra Gruppo ospedaliero San Donato e New York University, che da oggi giovedì porterà all'Irccs Policlinico San Donato una trentina di cardiochirurghi americani per un workshop di formazione. Coprendo una quota pari al 6,7% del Pil, "la spesa sanitaria italiana è una delle più basse d'Europa - sottolinea il numero uno del Gruppo - E' al terzultimo posto, seguita soltanto da quelle di Regno Unito (circa 6,3%) e Portogallo. Le proiezioni per il 2011 la portano a 135 miliardi di euro (8,5% del Pil, contro l'8,3% del Regno Unito), di cui 27 miliardi sono spesa privata e 110 miliardi spesa pubblica", dice.

Tuttavia, continua Rotelli, "nonostante la spesa sanitaria nazionale oggi non sia affatto eccessiva, c'è una spesa non giustificata di 16 miliardi". E "in due regioni del Paese la quota di spesa non giustificata sul totale di quella sanitaria regionale supera addirittura il 40%", evidenzia il presidente del Gruppo ospedaliero San Donato. Per Rotelli, dunque, "è su questo spreco che bisogna incidere. Il risparmio non si deve fare attraverso il contingentamento delle prestazioni - incalza - ma inducendo un utilizzo più efficiente del finanziamento pubblico, quindi migliorando i modelli organizzativi del Servizio sanitario".

Pagina pubblicata il 22 settembre 2008

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