I cervelli scappano ma nessuno li segue

Cervelli italiani in fuga? "Il problema vero è che nessuno li insegue" e che l'esodo dei nostri ricercatori oltre i confini della Penisola "è a senso unico. Perché la fuga di cervelli non sarebbe un problema se, accanto agli scienziati italiani che vanno all'estero, quelli stranieri venissero in Italia".

E' la provocazione di Silvio Garattini, direttore dell'Istituto farmacologico Mario Negri, anche di fronte al caso del chirurgo toscano Paolo Macchiarini, autore in Spagna del primo trapianto di 'trachea alle staminali' senza rischio di rigetto. Garattini riflette sul fatto che l'Italia non è certo un ambiente fertile per lo sviluppo della scienza e per il lavoro dei camici sul campo. "Questo è un Paese in cui la ricerca è sottovalutata", ha ripetuto ieri a Milano, a margine della presentazione dell'Agenzia di ricerca per la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), ieri mattina in Fondazione Cariplo. Il farmacologo snocciola "numeri che dicono chiaramente come stanno le cose", al di là del fatto che "si possono dire molte parole e fare molte promesse".

La realtà è che "basta guardare alla spesa globale: per il sostegno alla ricerca siamo a meno della metà rispetto alla media dei Paesi europei - ricorda Garattini - e in Italia per ogni mille lavoratori ci sono 2,7 ricercatori, contro una media europea di 5,1". Il doppio. Non solo: "Anche il contributo dei privati non basta", sottolinea.

"Quest'anno a livello pubblico non c'è stato un solo bando di concorso che permetta ai ricercatori di avere i soldi nel 2008 - continua Garattini - E anche il contributo dei privati è insufficiente: evitiamo di essere la maglia nera d'Europa solo grazie al Portogallo - avverte lo scienziato - perché tutti gli altri Paesi europei fanno molto più di noi anche per quanto riguarda la spesa privata destinata alla ricerca".

Quanto poi alle Regioni che si definiscono prime in Italia per fondi alla ricerca, "essere primi in un Paese che dà pochi aiuti è molto facile", dice. Infine, pur dichiarandosi al fianco dei ricercatori nella battaglia che li vede protagonisti sulle piazze, l'appello di Garattini ai colleghi è che "devono avere i giusti obiettivi.

Non vorrei che venissero strumentalizzati per mantenere lo stato attuale della cose", è il timore dello scienziato. Un contesto "che alla fine va tutto a vantaggio dei professori universitari, i quali invece hanno un ruolo importante nel disastro della ricerca in Italia", conclude.


Pagina pubblicata il 20 novembre 2008

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