Emendamento sicurezza in linea con EU

Vito, l'emendamento proposto dalla Lega al pacchetto sicurezza che elimina il divieto di segnalazione dei clandestini da parte dei medici ci allinea all'Europa.

L'emendamento al Pacchetto sicurezza che elimina il divieto per medici e altri operatori sanitari di segnalare gli immigrati irregolari che si rivolgono alle strutture del Ssn "adegua la legislazione italiana a quella vigente in tutti i Paesi europei. Non esiste infatti alcun Paese" del Vecchio continente "dove vi sia per il medico, come attualmente previsto in Italia, il divieto di segnalazione". Lo afferma il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, rispondendo a un'interrogazione del Pd sulla proposta di modifica al ddl in esame alla Camera. L'emendamento contro il quale punta il dito il Pd "elimina il divieto di segnalazione della posizione irregolare" del clandestino "e non introduce - precisa Vito - alcun obbligo di denuncia. Ma per Rosy Bindi, che ha presentato l'interrogazione, "la facoltà di segnalare" il clandestino "e non l'obbligo" per medici e operatori "è un artificio, nel momento in cui il governo ha introdotto il reato di clandestinità. Crediamo che il nostro Paese non meriti una negazione di civiltà come quella che questa norma contiene". Chiediamo al Governo - ha affermato dunque Bindi - di farsi carico di abrogare quella norma e di adeguarsi a quello che è accaduto oggi (ieri ndr) in quest'Aula, dove il Governo ha dovuto fare marcia indietro sulle ronde e sulla permanenza nei Centri d'identificazione. Perché il nostro è un Paese solidale e civile dove i nostri medici vogliono curare e non denunciare". Nella sua interrogazione sulla norma che "rischia di trasformare i medici in agenti di polizia", l'esponente del PD ha richiamato il caso della 25enne ivoriana che, lo scorso 5 marzo, è stata segnalata alla polizia dopo aver dato alla luce il suo bambino all'ospedale Fatebenefratelli di Napoli. Un episodio che, secondo l'esponente del Pd, "è la spia di un clima preoccupante, sicuramente alimentato e sostenuto dall'approvazione, anche se in un solo ramo del Parlamento, di una norma che chiede ai medici di denunciare e non di curare".

Vito ha replicato sottolineando che, dalle ispezioni svolte dalla Asl sul caso, è emerso che "la richiesta di identificazione avanzata dall'ospedale al commissariato di zona è stato un atto propedeutico alla dichiarazione di nascita" del neonato, "e non una denuncia di reato. La dichiarazione di nascita deve contenere, tra l'altro - ricorda il ministro - le generalità della puerpera". E la donna ivoriana "non parlava correttamente l'italiano ed era priva di documenti. Pertanto il nosocomio è dovuto ricorrere alle forze dell'ordine ai soli fini di acquisire l'identità della madre, per poter precedere alla dichiarazione di nascita per il figlio. Ospedale e assessorato alla sanità - prosegue - hanno precisato nei giorni successivi che non si è proceduto alla denuncia della puerpera, ma sono state solo applicate le disposizioni normative in vigore".

Dura la controreplica di Bindi. "Sulla facciata dell'ospedale Incurabili di Napoli, un nosocomio del '500 - cita - c'è scritto "Qualsiasi donna, ricca o povera, patrizia o plebea, indigena o straniera, purché incinta bussi e le sarà aperto". A quella donna - afferma tornando al caso della giovane ivoriana - l'ospedale è stato aperto, ma è stata sottoposta a un eccesso di indagini che si traduce in un'adeguata quiescenza da parte di medici troppo zelanti ad una norma che, se venisse approvata, avrebbe un timbro chiaramente incostituzionale. Il diritto alla salute - ha concluso - è un diritto della persona e non può essere condizionato neanche dallo stato giuridico della persona stessa".



Pagina pubblicata il 08 aprile 2009

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