Smi, risorse inadeguate per l'H24

Scetticismo sul progetto del ministero del Welfare per l'assistenza sanitaria garantita 24 ore su 24, dai medici di medicina generale, presentato nei giorni scorsi dal sottosegretario Ferruccio Fazio, come strumento utile anche ad alleggerire il lavoro dei pronto soccorso.

A esprimere perplessità è il Sindacato medici italiani (Smi) che, attraverso il segretario nazionale, Salvo Calì, pone dubbi sia riguardo alle risorse disponibili, sia rispetto al metodo utilizzato per mettere a punto il progetto, con il coinvolgimento solo di alcuni sindacati. Sul fronte del finanziamento, secondo Calì, non c'è chiarezza.

Per il progetto, secondo il sottosegretario Fazio, sarebbero infatti disponibili per le Regioni 352 milioni di euro, ovvero tutte le risorse destinate alle cure primarie dall'accordo, siglato dalla Conferenza Stato-Regioni il 25 marzo, per la realizzazione degli obiettivi prioritari del Piano sanitario nazionale .

"Queste risorse previste dalla Stato-Regioni - spiega Calì - sono destinate, in maniera indistinta, all'area delle cure primarie, come si legge nel testo dell'accordo. E si tratta di risorse che, in molte Regioni, potrebbero essere già impegnate in progetti già attivati, si pensi all'assistenza domiciliare integrata. Parte di quei soldi, quindi non potrà essere disponibile per il l'assistenza ha 24". Anche se il ministero, dunque, annuncia la totale disponibilità dei fondi per il progetto, nell'accordo, nei fatti,"manca una tabella specifica di finanziamento a questo settore. E' un'ambiguità che, probabilmente, nasce da un conflitto tra Governo e Regioni sulla gestione". Calì critica anche il metodo con cui si è arrivati alla definizione del progetto 'cure primarie H24', con il coinvolgimento solo di due sigle sindacali (Fimmg e Snami).

"Si è seguito un percorso - spiega il leader dello Smi - irrituale. Le sigle sindacali rappresentative nell'area della medicina convenzionata sono quattro, per la medicina generale. E la parte pubblica ne ha convocate solo due. Non si può dire dunque, come è stato detto, che si tratta di un percorso condiviso con i medici".

Superate le questioni di metodo, nel merito, precisa Calì, "condividiamo la necessità di rafforzare il territorio, evitando che si concentrino tutti i problemi nei Pronto Soccorso, ma prima bisogna analizzare quelle esperienze, nelle Regioni, che hanno già fatto sperimentazioni in tal senso". Bisogna puntare, secondo il sindacalista, su modelli organizzativi il più possibile omogenei e superare la logica delle sperimentazioni gestionali continue. "Se vogliamo giustamente standardizzare i costi delle prestazioni - conclude - dobbiamo standardizzare anche i modelli organizzativi ed erogativi delle prestazioni stesse. Altrimenti è il caos".

Pagina pubblicata il 06 aprile 2009

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