Regole certe per i biosimilari

Recepire appieno le normative comunitarie e legiferare come già fatto da altri Paesi in Europa come Francia, Spagna, Svezia e Germania sul tema dei farmaci biosimilari, prodotti simili ma non uguali ai medicinali biotech a brevetto scaduto.

E' quanto richiedono gli oncologi e i nefrologi del Lazio, intervistati per un sondaggio presentato ieri a Roma in occasione del workshop regionale "Farmaci biotech e farmaci biosimilari, specialisti a confronto", organizzato all'Istituto Regina Elena e promosso dall'Associazione degli oncologi medici italiani (Aiom), dalla Società italiana di nefrologia (Sin) e dalla Società italiana di farmaci ospedaliera (Sifo).

In alcuni Paesi europei, le nuove norme adottate impediscono al farmacista ospedaliero di sostituire con un biosimilare la prescrizione di un farmaco biotech. "Credo che una legge sui biosimilari sia necessaria anche in Italia - ha sottolineato Francesco Locatelli, past president della Sin e della Società europea di Nefrologia - dato che nell'attuale sistema sanitario, a rischio di frammentazione regionale, servirà ad assicurare una linea di comportamento unica e uguale per tutti".

"I risultati del sondaggio - ha aggiunto Francesco Cognetti, direttore dell'Oncologia medica A dell'istituto romano - parlano chiaro: gli specialisti che più utilizzano molecole biotech raccomandano di recepire appieno le normative comunitarie.

Infine, mi sembra giunto il momento che anche le nostre Istituzioni regolamentino la materia". E, secondo l'indagine, circa l'80% degli oncologi e nefrologi del Lazio condivide le regole finora adottate dagli altri Stati europei e ben il 90% è favorevole alla creazione di un tavolo di lavoro comune sui biosimilari tra Istituzioni sanitarie, rappresentanti delle aziende, società scientifiche, medici e pazienti.

Pagina pubblicata il 05 maggio 2009

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