RU486: via libera dell'AIFA. Canitano: "un atto dovuto"

L’AIFA ha approvato la commercializzazione della RU486.

Dopo anni di attesa, le recenti polemiche provenienti dagli ambienti cattolici non hanno influenzato il giudizio tecnico dell’Agenzia. Abbiamo intervistato la dottoressa Elisabetta Canitano, ginecologa e presidente dell’Associazione Vita di Donna.

Come commenta l’approvazione dell’Ru486 da parte dell’AIFA?

“Un atto dovuto e di buon senso, niente di più. Sono anni che le donne italiane aspettano un farmaco presente da un decennio nella maggior parte dei paesi industrializzati. In Francia si eseguono con l’Ru486 un terzo di tutti gli aborti volontari. Noi di Vita di Donna, già nel 2005, abbiamo pubblicato sul nostro sito gli indirizzi degli ospedali e dei medici che in Svizzera dispensano la pillola abortiva. Abbiamo fornito questo servizio quando ci siamo rese conto che la richiesta di informazioni da parte delle donne, soprattutto del nord, si faceva sempre più pressante".

L’aborto farmacologico comporta maggiori rischi di quello chirurgico?
Il rischio legato al farmaco è lo stesso legato a tutte le procedure che si eseguono in gravidanza, sia con l’ausilio della medicina che con quello della chirurgia, che con gli eventi spontanei, come il parto e l’aborto spontaneo”.

Secondo lei è giusto dire che l’Ru486 lascia alle donne tutta la sofferenza in solitudine?
“Vede, le frange clericali dicono alternativamente che le donne non devono avere l’Ru486 perchè l’aborto diventa troppo facile e quindi aumenterebbe il numero degli interventi. L’altro pretesto e che le donne soffrirebbero di più e quindi vanno protette da questo pericolo.
E’ il caso che si decidano, credo. Se l’aborto farmacologico è per la donna migliore di quello chirurgico, combattono la Ru486 perchè vogliono che chi abortisce debba soffrire. Nel caso contrario, invece, gli Ospedali devono andare incontro alle donne che desiderano abortire entro i 90 giorni attrezzandosi con dei servizi migliori.
Tutta questa preoccupazione, però, viene meno quando negli aborti terapeutici la maggior parte delle donne non riesce ad avere farmaci antidolorifici perchè gli anestesisti, obiettori di coscienza, si rifiutano di somministrarli lasciandole a travagliare ore e ore nel dolore. Lei capisce che il timore di un’attenzione ipocrita non fa fatica a farsi strada”.

Secondo lei questo farà pensare alle ragazze giovani che abortire sia come bere un bicchier d’acqua?
“Il vero problema, come sempre, è la contraccezione. Non essendo più tanto giovane mi ricordo benissimo che lo slogan con cui abbiamo sostenuto la legge 194 era contraccezione per non abortire, aborto libero per non morire.
Se però Formigoni vieta di fare educazione sessuale nelle scuole agli alunni sotto i 16 anni, lei capisce che la prevenzione non è la loro maggiore preoccupazione.
Quando Letizia Moratti era ministro, si limitava a invocare la castità come rimedio, e sappiamo benissimo che il programma Bush, che prevedeva la propaganda della castità ai giovani, invece della corretta informazione ha provocato solo un aumento delle malattie sessualmente trasmesse e delle gravidanze indesiderate. Un programma scellerato, abolito recentemente dal Presidente Obama, per ripristinare l’educazione ad una sessualità consapevole”.

Lei quindi pensa che l’informazione data dalle gerarchie cattoliche e dalle sue rappresentanze sanitarie sia inesatta?
“Le dirò di più. Io penso che sia in atto una malainformazione perfettamente voluta e consapevole. Chi è veramente contrario all’aborto dovrebbe essere un paladino della contraccezione, dovrebbe battersi tutti i giorni perchè fosse riconosciuto alle donne che rimangono in cinta il diritto ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato, dovrebbe gestire reti che accolgano le donne che non hanno reddito nè abitazioni adatte, dovrebbe tenere i loro bambini mentre lavorano.
Per esempio, dovrebbe pensare che i figli delle donne extracomunitarie sono figli di Dio come quelli bianchi, e vanno all’asilo con loro, senza discriminazioni. Non come il sindaco Moratti che ha tentato di rifiutare l'iscrizione alle scuole materne ai figli di genitori immigrati senza permesso di soggiorno".

Lei quindi pensa che quando Eugenia Roccella dice di essere dalla parte delle donne non sia sincera?
Io penso che quando l’ideologia o la religione producono delle leggi generali che non prevedono la sincera comprensione dei problemi dei singoli, ci si trovi in uno stato di dittatura che ricorda quella dei talebani. Quando si limita la libertà di scelta dei cittadini con il pretesto di fare il loro bene siamo purtoppo in una situazione molto a rischio.
Non vorrei ricordare che anche durante l’Inquisizione il motivo per cui si bruciavano le donne era di consentirgli di salvarsi l’anima.
Vorrei ringraziare tutte queste persone di avere così a cura la salute delle donne, ma vorrei proporgli, sinceramente, di pensare per sè stessi, e non sulla testa delle ragazze e delle donne di questo paese".

E quando Saverio Romano dell'Udc dice che i medici farebbero un’illegalità usando l’Ru 486 dice il vero?
Ancora una bugia. L'articolo 15 della legge 194 prevede che i metodi più nuovi e moderni siano adottati e quindi è perfettamente inutile cercare di spaventare chi, spesso con sacrifici personali, sta dalla parte delle donne da trenta anni. Già siamo scomunicati, non saranno le bugie a fermare chi ha fatto della protezione della salute e dei diritti delle donne il proprio lavoro.
Mauro David
30/7/2009

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