A rischio il lavoro del medico penitenziario

Più risorse e maggiori garanzie sul mantenimento del posto di lavoro. A chiederlo, in una lettera inviata al ministro della Salute Livia Turco e a quello della Giustizia, Luigi Scotti, sono i medici penitenziari, preoccupati dall'imminente passaggio della medicina penitenziaria al Ssn, e pronti a scendere in piazza per far valere le loro ragioni.

Un passaggio previsto in un comma della Finanziaria 2008, che dovrebbe diventare ufficiale entro il 15 aprile. "In questo modo, però - spiega all'AdnKronos Salute il presidente dell'Amapi (Associazione medici amministrazione penitenziaria italiana), Francesco Ceraudo - si mettono a rischio numerosi posti di lavoro".

A preoccupare i camici bianchi che prestano servizio nelle carceri italiane, sono soprattutto le poche risorse previste dalla riforma. "In parallelo al passaggio dal ministero della Giustizia alle Asl territoriali - spiega Ceraudo - ci aspettavamo più fondi. Invece con le poche risorse stanziate c'è il rischio di essere addirittura 'tagliati' dal Ssn.
C'è infatti da considerare - spiega Ceraudo - che se pure finora dovevamo fare i conti con pochi fondi e stipendi bassi, il nostro impegno era comunque limitato a 18 ore settimanali". Un impegno che concedeva la possibilità di prestare servizio in altre strutture.

"Ci chiediamo - aggiunge Ceraudo - con quali soldi le Regioni, soprattutto quelle più in difficoltà, potranno corrisponderci uno stipendio full-time". Ma le preoccupazioni dei medici penitenziari sono rivolte anche e soprattutto alla salute dei detenuti.

"Si troveranno - spiega - a fare a meno di quei professionisti, medici e infermieri, che conoscono bene le loro patologie che, proprio per l'effetto dello status di recluso, danno luogo a quadri clinici particolari, non riscontrabili tra i normali pazienti di un ospedale.

Un rischio serio, soprattutto ora che i penitenziari italiani sono sovraffollati. L'effetto benefico prodotto dalla legge sull'indulto si è già esaurito. Circa il 30 per cento quanti erano usciti - conclude Ceraudo - è infatti già rientrato nelle carceri".

Pagina pubblicata il 20 febbraio 2008

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