Addio alle liberalizzazioni di Bersani

Era il gennaio del 2008 e Moody's promuoveva l'Italia per quell'impennata di entrate fiscali di 27,8 miliardi di euro registrata nei primi undici mesi del 2007.

Una parte degli evasori cronici di questo paese temevano la serietà del governo Prodi nella lotta all'evasione'.

Può anche essere, ma quello che è certo è che i provvedimenti presi andavano esattamente verso una maggiore equità fiscale, intesa nel senso che tutti dovevano contribuire.

Gli strumenti utilizzati erano terribili, gli evasori abituali iniziavano davvero a vedersela brutta. Ad esempio la tracciabilità degli assegni, quella norma introdotta da Visco che impediva i pagamenti in contanti (prima di 1000 euro e via via fino ad arrivare a 100).

E già, il libero professionista che fino al giorno prima incassava a nero, improvvisamente era costretto ad accettare un assegno 'non trasferibile' da versare sul 'conto unico'. Quest'ultimo doveva registrare tutti i movimenti in entrata e in uscita relativi all'attività professionale del contribuente. Una rivincita per il maltrattato dipendente a reddito fisso, un disastro per l'evasore. E questo solo per fare un esempio tra i tanti provvedimenti di buon senso.

Il popolo della 'busta paga', quello costretto a pagare la sanità anche a chi non la paga, non fa in tempo a rendersi conto del jolly che ha pescato. I media berlusconiani non fanno altro che bombardare con il tormentone delle tasse troppo elevate. Fomentano gli italiani contro Prodi con un ritmo così serrato da non lasciare il tempo di capire che per pagare meno tasse occorre che tutti le paghino. Ma, come ben sappiamo, il vento di equità e di giustizia sociale ha fatto presto a cambiare direzione.

Con Berlusconi al governo, Tremonti, ripresa la poltrona di ministro, deve aver pensato che la definizione di 'libero professionista' dovesse pur avere un significato per chi intraprende un'arte o una professione. Così con due righette lapidarie inserite nella manovra estiva del 2008, il ministro dell'Economia, fa 'tana libera tutti', deludendo le speranze di chi le tasse è costretto a pagarle, per l'appunto, i lavoratori dipendenti.

Nei pagamenti si torna al contante (leggi 'a nero').

Trasferire denaro, libretti o titolo al portatore senza dover transitare per le banche o dover obbligatoriamente riportare i dati anagrafici del beneficiario e la clausola 'non trasferibile': con Prodi il limite era stato portato a 5.000 euro, Tremonti lo ricolloca a 12.500 euro.

Non a caso lo schieramento politico berlusconiano si chiama 'Il popolo delle libertà', ovvìa!

Nel frattempo, il prelievo fiscale non è diminuito, ma in compenso moltissimi contribuenti sono 'liberi' di non contribuire. Per quelli a reddito fisso, quando il loro reddito è basso, ma veramente basso, esiste la Social Card, utilizzabile quando il governo si ricorda di caricarla.

Ma veniamo ai nostri giorni. Le famose lenzuolate di Bersani sono a rischio. Farmacie, taxi, banche, assicurazioni. Ogni settore, strategico per il consumatore, in cui è intervenuta la liberalizzazione è a rischio di una controriforma berlusconiana. A vantaggio di chi' Ovviamente dei monopoli, delle corporazioni. Ciò che un ministro 'comunista' aveva messo in campo per stimolare una maggiore concorrenza e per liberalizzare il mercato (parole care a Berlusconi), a breve può essere spazzato nel silenzio e nell'ignoranza.

Sta già avvenendo, in questi ultimi mesi, lentamente e in sordina. Così la liberalizzazione dei medicinali da banco, che aveva dato vita ad un canale distributivo di 2.700 punti vendita alternativi alle farmacie, sta per essere vanificata da un ddl presentato da Gasparri e Tomassini. Eppure i vantaggi di quella riforma sono stati ben accolti dai consumatori, perché evidenti e immediatamente percepibili: maggiore distribuzione e prezzi più bassi. Perché neutralizzare gli effetti di una buona riforma' Dov'è il buon senso'

Antonio Catricalà dell'Antitrust ha rammentato sulle pagine delle Repubblica che la deludente crescita dell'economia italiana trova la sua spiegazione nella scarsa crescita della produttività: '[...] questa Autorità ha ripetutamente sostenuto il ruolo che un corretto funzionamento del mercato e una conseguente e coerente regolazione della concorrenza possono avere nel determinare un accrescimento della produttività'. Parole inascoltate. Se l'interesse del consumatore lascia insensibili i ministri berlusconiani, anche questa argomentazione non sembra fare breccia.

Domani (24 febbraio) con l'approvazione alla Camera del decreto 'milleproroghe' molte delle norme varate da Bersani, da lenzuola si trasformeranno in salviettine umide.

Questo vuol dire danneggiare i cittadini.

Mauro David

Pagina pubblicata il 25 febbraio 2009

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