Rasi, in Italia 37% della ricerca è non-profit

«In Italia il 37% degli studi di ricerca è non-profit, contro la media del 20% registrata in Europa».

A fare il punto della situazione è stato Guido Rasi, direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), intervenendo ieri a Roma al convegno 'La ricerca indipendente in Italia a 5 anni dal decreto sugli studi non-profit', organizzato nella sede dell'Istituto superiore di sanità dalla Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti (Fadoi).   È dunque trascorso un primo quinquennio dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto ministeriale sulle sperimentazioni cliniche finalizzate al miglioramento dell'assistenza sanitaria, e il bilancio che emerge dall'incontro è positivo: «Se nel 2003 la ricerca non-profit era il 29% - ha detto Rasi - nel 2009 si è giunti al 37%.

Il 59% dei promotori di questi studi è composto da Asl/aziende ospedaliere, il 29% da Irccs (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico), il 13% da associazioni scientifiche e l'11% dalle università.
Interessante notare che oltre la metà della ricerca non-profit è rappresentata da trial di fase II. 

Il 50% delle sperimentazioni riguarda farmaci anticancro e immunomodulatori, ma l'Italia eccelle nel settore degli antiparassitari».

Fra il 2005 e il 2008, ha aggiunto Rasi, «l'Aifa ha finanziato, con il fondo dedicato a questo settore, 190 studi per un totale di 90 milioni di euro stanziati».

Insomma, ha concluso il direttore generale dell'Agenzia, «la storia della ricerca indipendente nel nostro Paese è buona, ha molti aspetti positivi, ma anche molti da migliorare: l'eccessiva frammentazione, le risorse ancora scarse, la necessità di una programmazione nazionale per evitare sovrapposizioni e ottimizzare le risorse». 

Pagina pubblicata il 04 marzo 2010

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