Napoli, la parola delle donne sul ciclo consumo- rifiuti

(Napoli) Mentre continuano a scorrere sui media nazionali e locali le immagini della città di Napoli e della sua provincia assediate dalla spazzatura (2000 tonnellate in strada in città, 30 mila nella regione), così come continuano le proteste dei cittadini - ultimi quelli Chiaiano (dove si vorrebbe costruire l?ennesima discarica) e Marano, comuni dell'area nord della città dove nei giorni scorsi si sono registrati episodi di guerriglia urbana, risse e tafferugli (ma come non capire l?esasperazione di chi, estate alle porte, si trova le case invase da ?mosche, mosconi e moschini?, come denunciava ieri sera un servizio di ?Anno Zero?), oggi, Venerdì 23 maggio, alle ore 17.00 al Caffè letterario INTRAMOENIA di Piazza Bellini, a Napoli, si terrà un l?incontro pubblico, La parola delle donne sul ciclo consumo- rifiuti.

La rivoluzione del gesto responsabile, perché proprio da quei luoghi dove per anni l?imprevidenza pubblica ha nascosto rifiuti d?ogni genere e provenienza può nascere il gesto responsabile. ?Napoli e la Campania sono ridotte a essere rappresentate attraverso i rifiuti.

Sono chiamati a risponderne i poteri politici ? recita il documento di presentazione dell?incontro - ed economici di fronte ai cittadini. La Magistratura farà come sempre il suo corso. C?è chi però non è stato chiamato alla sbarra: è chi predispone il modello dei consumi. La grande distribuzione dispensa col ?benessere? di oggi, montagne di rifiuti per domani. È questa una responsabilità che viene appena sfiorata da chi ha il potere.

Ma è una responsabilità, sulla quale chi governa ha il dovere di pronunciarsi, perché la Campania è il paradigma di quel che può avvenire ovunque. Noi donne abbiamo il diritto/dovere, di fronte all?indicibile dramma del territorio, di dire con i fatti che si può cambiare.

A partire dalla materialità della vita, che conosciamo bene, nasce un gesto di responsabilità che apre prospettive e non spera nei miracoli. Presieduto da Stefania Cantatore UDI, all?incontro ? organizzato da UDI e UDI Napoli - prenderanno la parola Alberta de Simone, Presidente della Provincia di Avellino, Virginia Petrellese comitato donne 29 agosto, Doriana Sarli Cittadinanza Attiva, Maria Rosaria Mariniello comitati zona Flegrea. Conclude Annamaria Spina del Coordinamento nazionale UDI.

Un?occasione per parlare di un problema drammatico, l?inquinamento ambientale, che, non ci stancheremo mai di ripetere, non riguarda la sola Campania, ma l?Italia intera e la vita di migliaia di cittadini e cittadine che rischiano di morire di cancro, di leucemia. La Fnomceo ? federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ? stima che il 75% delle patologie e delle cause di morte sono associate al degrado ambientale e a stili di vita scorretti.

Ambiente degradato ed esposizioni occupazionali a sostanze nocive, ai rifiuti, all'inquinamento atmosferico sono tra le maggiori cause di questi pericoli. Poi, se si aggiunge il fuoco appiccato ai cumuli di rifiuti, che sprigionano diossina, è come andare di male in peggio, aggiunge Ermete Realacci, ministro dell'Ambiente del governo ombra del Pd. "Uno studio dell'Unione Europea sugli effetti sulla salute dell'esposizione alla diossina, aggiunge Realacci- ci dice che l'incenerimento 'fai da te' di una sola tonnellata di rifiuti urbani indifferenziati produce una media di 400 microgrammi di diossina, ma può arrivare a picchi che superano i 1000 micro/grammi per tonnellata". Un valore "altissimo che può causare gravi patologie, contaminare acqua, suolo e aria, avvelenando coltivazioni e allevamenti".

Per questo, continua Realacci, "i cittadini campani vanno allertati e sensibilizzati con incisività sulla gravità della pratica di dar fuoco ai cumuli di rifiuti ". La diossina, conclude, "si produce massimamente bruciando a basse temperature, in modo casalingo dunque, spazzatura indifferenziata come quella che viene prodotta nelle città e che invade le strade della Campania".
E a proposito di indifferenziata interviene anche Greenpeace, che propone due linee guida: "Pianificazione a medio e lungo termine insieme al coinvolgimento della popolazione locale e non mera gestione dell'emergenza dei rifiuti che ancora mancano sul territorio campano e che ancora non si leggono nella programmazione del nuovo governo riunito l?altro ieri nel primo consiglio dei ministri proprio a Napoli".

"Si parla solamente di fasi di commissariamento - continua Greenpeace in una nota - aperture di discariche, costruzione di inceneritori. Le stesse, identiche misure proposte da ben 14 anni e che da allora a oggi non hanno condotto la Campania a gestire i propri rifiuti in maniera corretta. Inoltre, la mancanza di un piano a medio e lungo termine contenente misure strutturali da parte delle autorità italiane è alla base della decisione di Bruxelles di deferire l'Italia alla Corte". Greenpeace sostiene quindi "l'importanza di adottare una pianificazione che dia priorità alla prevenzione dei rifiuti, alle raccolte differenziate porta a porta e al compostaggio della frazione organica. Strategie capaci di premiare in tempi rapidi le amministrazioni che le realizzano".

Lo scorso gennaio, Greenpeace ha condotto una esperienza di raccolta differenziata porta a porta, coinvolgendo 50 famiglie di due condomini del capoluogo campano. In una settimana è stato raggiunto il 73% di separazione dei rifiuti, dimostrando che "il sistema può essere vincente anche in una realtà così difficile come quella di Napoli". Greenpeace nelle scorse settimane ha chiesto al Comune di Napoli e azienda di igiene urbana di avviare in tempi brevissimi, almeno in un quartiere, la raccolta domiciliare. A livello nazionale sta crescendo il movimento dei comitati che si battono per una corretta gestione dei rifiuti. Un percorso che vuole premiare le prime fasi della gestione dei rifiuti (prevenzione, raccolta, riciclo e recupero) e abbattere tutte le fasi finali del ciclo, ovvero di smaltimento dei rifiuti.

Quei rifiuti che oggi minano la salute dei cittadini e delle cittadine, avvelenando acqua, terra e aria. E? di ieri la notizia che tra un paio di settimane al massimo, il Ministero della Salute farà sapere se vivere nei pressi di discariche abusive nel napoletano significa avere un rischio maggiore di ammalarsi di tumore o partorire figli con malformazioni. Sui rischi di aumentata mortalità per tumori e sull'eventuale incidenza di malformazioni in aree vicine a discariche abusive di rifiuti, si legge nel 'Piano di intervento operativo sulla salute per l'emergenza rifiuti in Campania', esiste un recente studio commissionato dalla Protezione civile. Studio che ha riscontrato una maggiore mortalità' da tumori e un aumento di malformazioni congenite.

"La questione- si legge nel documento - é attualmente oggetto di verifica da parte del ministero del Welfare, che si esprimerà entro 15 giorni". Se confermati, conclude il ministero, "questi dati confermerebbero ulteriormente la pericolosità' e la criticità delle discariche abusive?. Dunque, appuntamenti come quello di oggi a Napoli ben vengano, per far luce, per dire che cambiare si può e che la salute non è in vendita.
Per info Stefania Cantatore 3334843616 (Delt@ Anno VI, N. 117 - 118 del 23 - 24 Maggio 2008)
Pagina pubblicata il 23 maggio 2008

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