Il caldo aggrava le piaghe

Oltre ai rischi cardiovascolari per anziani e bambini, in queste settimane di caldo intenso il pericolo è dietro l'angolo anche per i due milioni di italiani con piaghe da decubito e ulcere cutanee: se in condizioni climatiche normali il 2 per cento di loro rischia gravi infezioni, con la canicola di questi giorni, la percentuale sale infatti al 10-15 per cento. Ciò significa oltre 250 mila malati, soprattutto 'over 65', costretti a sottoporsi a cure continue, interventi chirurgici, facendo decuplicare la spesa a carico del Servizio sanitario nazionale. L'allarme, riportato in una nota di Federanziani, arriva da Elia Ricci, presidente dell'Associazione italiana ulcere cutanee.

Caldo e umidità rappresentano le condizioni più favorevoli al proliferare delle cariche batterica, micotica e virale delle lesioni cutanee aggravando sensibilmente il rischio di infezioni. "Nel nostro centro, ad esempio - spiega Ricci - il numero di interventi chirurgici per la cura di questi disturbi si è quadruplicato e abbiamo anche accettato pazienti che erano stati rifiutati da altre strutture". "Purtroppo - afferma Roberto Messina, presidente di Federanziani - sono ancora molte, anzi troppe, le strutture sanitarie prive di sistemi di climatizzazione o condizionamento dell'aria, strumenti essenziali, in questi giorni di afa e caldo, per l'abbattimento della carica infettiva.

Per questo rivolgiamo un appello a tutte le direzioni sanitarie affinché sia posta particolare attenzione alla cura e al trattamento dei pazienti con lesioni cutanee, che a causa del caldo corrono il rischio di vedere aggravata la prognosi". Federanziani fa poi appello al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, e chiede di estendere il monitoraggio contro le minacce del caldo alle strutture con un'alta concentrazione di ultra65enni, già debilitati da altre malattie: circa 500 mila anziani sono infatti ricoverati tra ospedali, case di riposo e Rsa.

Nelle case di riposo e nei centri di accoglienza, in particolare, sono ospitate oltre 250 mila persone, che ancora oggi, in buona parte non usufruiscono di aria condizionata nelle stanze e nei reparti. Secondo recenti studi, gli impianti di condizionamento mancano nel 48 per cento degli ospizi pubblici e solo nel 20 per cento si può trovare aria condizionata nei locali comuni come la sala tv o il refettorio. Nelle case di riposo private la percentuale di strutture senza alcun 'refrigerio' scende al 43 per cento e diminuisce la presenza di condizionatori anche nei locali comuni (14,8 per cento). "Per quanti vivono soli - prosegue Messina - la raccomandazione è quella di mantenersi sempre in contatto con amici e parenti, per avere assistenza in caso di bisogno e bere molto. Le emergenze - ribadisce - bisogna evitarle con una politica di interventi a monte, e non fronteggiarle quando raggiungono il punto di criticità".

Pagina pubblicata il 01 luglio 2008

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