Febbre suina, 1025 casi con 26 morti

Cresce velocemente il numero di casi di febbre suina confermati da esami di laboratorio e notificati all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Dai 1003 di ieri mattina si è infatti già passati a 1025, mentre le morti rimangono stabili a 26. A fare il punto della situazione, durante una conferenza stampa a Ginevra, è stato Keiji Fukuda, vicedirettore generale dell'Oms. "I paesi più colpiti - ha ribadito Fukuda - sono il Messico, gli Stati Uniti e il Canada. In generale il virus si è diffuso nella parte Nord del pianeta, dove fra l'altro è alle porte la stagione estiva che ostacola la diffusione dell'infezione. Non siamo comunque certi dell'evoluzione della situazione.

E' importantissimo mantenere alto il livello di sorveglianza". Quanto all'intensità della nuova influenza, Fukuda evidenzia: "sono moltissimi i casi di media intensità, anche se alcuni si sono rivelati mortali. Abbiamo osservato anche, nel quadro di sintomi respiratori prevalenti, un'alta incidenza di disturbi intestinali, che solitamente non appaiono con l'influenza stagionale".

"Siamo ancora incerti sull'innalzamento del livello di allerta dalla fase 5 a 6. In ogni caso è bene - ha aggiunto Fukuda ricordare che il passaggio al livello più alto non corrisponde a un aumento della gravità della malattia, bensì alla sua diffusione nel mondo".

Fukuda ha rivelato alcuni nuovi dettagli emersi dalle analisi effettuate sul virus A/H1N1: "se il periodo di incubazione di quello dell'influenza stagionale è di cinque giorni, questo virus ne ha uno più lungo: sei, sette, otto giorni". Per approfondire questo e altri argomenti, l'Oms sta preparando per domani un nuovo summit fra esperti, che si tiene "per affrontare le questioni di salute più importanti, dunque anche quella della febbre suina, senza dover aspettare la pubblicazione degli studi sulle riviste scientifiche".

Il vicedirettore dell'Oms fa notare poi che "quando si parla di pandemia, tutti si aspettano che il virus si diffonda ovunque, nello stesso momento. Mentre invece ci aspettiamo momenti di quiescenza, alternati a picchi. Il fatto che si sia passati velocemente dalla fase 3 alla 4 e poi alla 5 non riflette i tempi del virus.

Come insegnano le altre pandemie della storia, i virus hanno un'identità mista". Per limitare le infezioni, "quello della quarantena, che non significa isolamento, è un metodo che in alcuni casi può essere ragionevole ed efficace. Ad esempio quando si tratta di un nucleo familiare. Ma ogni Paese ha il suo sistema di contenimento delle infezioni - ha concluso Fukuda - che viene deciso autonomamente". 

Pagina pubblicata il 04 maggio 2009

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