Il gruppo

Anoressia, il gruppo Serena: io mangio, perché mi sento giudicata. Allora mangio, ingrasso e mi sento giudicata sempre di più. La figura che mi giudica è sempre presente, il suo sguardo è sempre lì. Anna: è così, tutti pensano "guarda quella quanto è grassa". Viviana: io mangio per rabbia o quando mi sento insoddisfatta.

Stefania: io mangio per placarmi, per tenere ferma tutta la rabbia che ho. Io vivo di eccessi e non so mai la ragione vera per cui faccio le cose. Parlano della loro difficoltà a scegliere, a prendere decisioni. Anna: Forse perché c'è sempre stato qualcuno che ha deciso per noi".

Serena:
Mangio anche senza fame, il mangiare è trovare qualcosa che non trovo altrove. Continuo ad ingrassare, sto male, non mi piace, so che devo distruggere me stessa e tutto quello che è intorno a me. 

Bianca:
siamo autolesioniste.

Serena:
un dietologo mi ha chiesto se volevo morire così, ma io piuttosto vorrei prendere un bazuka e fare una strage, non posso e allora mangio.

Stefania:
anche io ho avuto il ruolo di madre con mia madre.

Serena: nella mia famiglia io non sono mai esistita, ho preso il ruolo degli altri. Ho iniziato ad ingrassare e dimagrire dopo i 18 anni, il coinvolgimento con la mia famiglia era totale, mi hanno messo dentro a tutti i loro problemi, anche economici, io ho fatto da paraurti a tutti, sono sempre stata tra l'incudine e il martello.

Bianca:
sono sempre preoccupata per tutti, sto sempre in tensione per gli altri, non mi rilasso mai.

Stefania:
l'amore verso gli altri e non verso noi stesse mi sembra una cosa che abbiamo in comune.

Serena: il problema del grasso è iniziato con mio padre che da piccola mi costringeva a mangiare tutto, mi minacciava e mi picchiava se qualcosa non mi piaceva, rimanevo inchiodata al tavolo. Fingevo di amare le cose che mi disgustavano, così non me le avrebbe ridate, però evitavo il suo sguardo, perché sapevo che avrebbe capito tutto, che mi avrebbe scrutato fino alla radice della mia anima.

Stefania: Loro mi plasmavano in tutto, obbedivo, ero incapace di ribellarmi, ma facevo di tutto per rendere il fallimento più completo, anche se apparentemente facevo di tutto per accontentarli. L'unica ribellione era il cibo. Quella era la mia famiglia e io dovevo fare parte di quella famiglia. Mio padre c'era, per aiutarmi, diceva lui, ma in realtà per dirmi "sei deficiente", "sei cretina", "non capisci niente".

Anna:
i fatti specifici delle storie sono diversi, ma i meccanismi sono molto simili. Sempre padri o madri despoti e il nostro atteggiamento succube, le nostre sofferenze, la colpa, il rifugio nel cibo. Noi lo abbiamo permesso con il nostro atteggiamento succube. Magari perché eravamo femmine(io sono la più grande di una famiglia numerosa). Poi ci hanno usato senza tenere conto delle nostre esigenze. Anch'io immaginavo che mia madre avesse le telecamere in casa e potesse ascoltare anche i nostri pensieri. Siamo state noi a permettere che questo succedesse.

Stefania:
non sono d'accordo, io ero così piccola , li amavo teneramente, loro mi hanno fatto pagare il loro affetto molto caro. Vedevo mia madre infelice, arrabbiata, volevo proteggerla, pregavo il signore che desse a me la sua infelicità, cercavo di preservarla, di proteggerla in tutto, di prendere tutto su di me, facevo la casa, la mammina dei fratelli, eppure lei mi ha sempre ostacolato, anche nei momenti chiave della mia esistenza, non ha voluto niente di buono per me. Adesso lo vedo con tanto dolore e non voglio più gettarmelo alle spalle.

Federico:
Io mi sento come un vestito di carne addosso che non si riesce più a togliere o meglio con un corpo di carne che qualcuno mi ha appiccicato addosso o forse me lo sono messo addosso da solo". Sono rimasto a casa tutta la vita per dividere mio fratello tossicomane da mio padre alcolista. Mia madre sarebbe rimasta alla loro mercè. Adesso ho paura, sono in ansia rispetto al gruppo e a come va a finire.

Serena:
noi abbiamo una scorza dentro e molto protetta, non vogliamo tirarla fuori, invece, piano, piano, bisogna farlo. E' difficile, tutti noi abbiamo dei problemi che forse nemmeno sappiamo di avere.

Anna:
chissà come ci sentiremmo nude senza tutti questi chili addosso.

Bianca:
forse non vogliamo veramente dimagrire.

Anna:
Nell'ultimo anno, però, sono cambiate delle cose della mia vita, e secondo me deriva dal gruppo. Avere visto le vostre posizioni, come siete avviluppate nella famiglia, mi ha spinto a mettere un limite, a cercare delle posizioni più ferme, cosa che non avevo fatto in 40 anni di vita.

L'obiettivo del gruppo per gli obesi è quindi innanzi tutto lo spostamento dal corpo come sintomo, come oggetto di godimento, alla domanda di analisi che permetta la separazione dall'Altro, e dal dominio di una pulsione orale di un avidità sconfinata.

Anoressia: Il gruppo Anoressia - Bulimia - Obesità Dipartimento di salute mentale RMD Centro integrato di psicoterapia: Psico-diagnostica, Terapia di gruppo, Terapia individuali, Gruppi Coordinamento e sinergia con le strutture internistiche territoriali

Via Giovagnoli, 29 - Roma - Per qualsiasi richiesta: Dr Elisabetta Spinelli - Tel. 333 3517503 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Pagina aggiornata il 10 giugno 2009

Anoressia

Anoressia e bulimia, cosa c'è dietro al disturbo. Non si mangia soltanto per sostentarsi, mangiare è un'attività carica di simboli e con essa esprimiamo la nostra relazione con il mondo

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