Definizione di handicap e suo accertamento. Part. 1

Definizione di handicap e suo accertamento - 1

La legge-quadro (1), come noto, fornisce ai commi 1 e 3 dell'art. 3 la definizione di «handicap», ma, al di là della semplice enunciazione, non offre nessuna indicazione metodologica di carattere valutativo.

Si fa riferimento a un presupposto concettuale che distingue fra:

  • menomazione: qualsiasi perdita o anormalità afferente a strutture o funzioni psicologiche, fìsiologiche o anatomiche;
  • disabilità: ogni limitazione o perdita della capacità di compiere un'attività nel modo o nell'ampiezza considerati normali per un essere umano;
  • handicap: condizione di svantaggio conseguente a menomazione e/o disabilità che limita o impedisce l'adempimento del ruolo normale da parte di un soggetto in relazione all'età, sesso, fattori socio-culturali.

La legge 104/92, nel riordinare in senso generale l'assistenza, ha posto al centro del progetto il recupero non solo funzionale ma anche sociale della persona handicappata.

Recupero che vede come perno l'integrazione nella famiglia e nella scuola ma anche e soprattutto l'integrazione nel lavoro.

Per ottenere questi risultati viene operata una valorizzazione delle capacità residue generali e delle potenzialità lavorative rimanenti tanto che, all'articolo 19, la legge 104 stabilisce che, ai fini dell'avviamento al lavoro, la valutazione della persona handicappata deve tener conto della capacità lavorativa e relazionale dell'individuo e non solo della minorazione fisica e psichica.

Si pone, dunque, come punto di partenza per l'inserimento del soggetto invalido, l'oggettiva validità residua del soggetto stesso che deve trovare esplicazione in un programma di integrazione nel mondo del lavoro attraverso tutta una serie di strumenti fra i quali ci pare di particolare importanza (e di cui andrebbe maggiormente richiesta la realizzazione) la previsione di incentivi, agevolazioni ecc. ai datori di lavoro affinché adattino il posto di lavoro alle caratteristiche della persona handicappata, in accordo con quanto peraltro stabilito dal d.lgs. 626/94 (2) che parla di rispetto dell'ergonomia. La prima versione dell'ICIDH (3) redatta dall'OMS nel 1980 introduceva per l'handicap le seguenti valutazioni:

  • handicap dell'orientamento;
  • handicap dell'indipendenza;
  • handicap della mobilità;
  • handicap occupazionale;
  • handicap dell'integrazione sociale;
  • handicap dell'indipendenza economica.

Non dobbiamo dimenticare che si trattava di una classificazione che interessava anche le menomazioni e le disabilità e dunque prevedeva diversi assi che sono riassunti nella tavola 1.

TAVOLA 1. LA CLASSIFICAZIONE DELL'OMS DEL 1980

Categorie di menomazioni Categorie di disabilità Classificazione degli handicap
Menomazioni della capacità intellettiva Disabilità nel comportamento Disabilità nella comunicazione Handicap nell'orientamento Handicap nell'indipendenza
Altre menomazioni psicologiche Menomazioni del linguaggio Disabilità nella cura della propria persona Handicap nella mobilità Handicap occupazionali
Menomazioni auricolari Menomazioni oculari Menomazioni viscerali Menomazioni scheletriche Disabilità locomotorie Disabilità dovute all'assetto corporeo Disabilità nella destrezza Handicap nell'integrazione sociale Handicap nell'autosufficienza economica
Menomazioni deturpanti Disabilità circostanziali Altri handicap
Menomazioni generalizzate, sensoriali e/o di altro tipo Disabilità in particolari attitudini Altre limitazioni dell'attività  

Inoltre proponeva varie scale di gravità, cui faceva riscontro un approccio riabilitativo che aveva come finalità e obiettivi:

  • la prevenzione (quando l'individuo svolge l'attività in questione senza alcun problema, cioè come un normodotato);
  • il potenziamento (quando è necessario migliorare la qualità della prestazione che viene svolta, sia pure con difficoltà);
  • il supporto (quando è necessario l'utilizzo di un ausilio tecnico, per permettere il compito autonomamente);
  • la sostituzione (quando l'attività è svolta da altra persona).

Nel 1999 l'OMS ha pubblicato la revisione di tale Classificazione (4) con lo scopo di offrire un quadro di riferimento per le «conseguenze delle condizioni di salute» valutando qualsiasi disturbo in termini di modificazione funzionale associata a condizioni di salute a livello del corpo, della persona e della società.

L'ICDH-2 ha eliminato i termini disabilità e handicap che presentano una valenza negativa introducendo una terminologia più neutrale con riferimento all'attività e non più alla disabilità, alla partecipazione e non più all'handicap; viene quindi introdotto al posto del termine disabilità quello di «activities» e si sottolinea che esso fa riferimento non a ciò che è potenziale ma a quanto effettivamente realizzato dalla persona nella vita quotidiana. Al posto del termine handicap si introduce quello di partecipazione, individuando così un concetto per cui ambienti diversi avranno un impatto diverso sulla persona in difficoltà.

(1) Legge 104/92 «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate»

(2) Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 95/63/CE, 97/42/CE, 98/24/CE, 99/38/CE e 99/92/CE riguardanti i miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro.

(3) International Classification of Impairments Disabilities and Handicaps (ICIDH-1).

(4) ICIDH-2, International Classification of Functioning Disability and Healtli.

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