La varicella in gravidanza, linee guida

Introduzione

Il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (RCOG) ha emesso la revisione, quarta edizione delle Green-top guideline sulla Varicella (infezione primaria da varicella-zoster virus VZV) in gravidanza il 21 gennaio.

Le nuove raccomandazioni descrivono la prevenzione della varicella in gravidanza, la gestione e il trattamento di gestanti con la varicella, la modalità del parto, i rischi per i bambini e i consigli a proposito dell'allattamento. Quella che segue è una sintesi.

La Varicella può essere un serio problema per la salute durante la gravidanza, e vi possono essere delle complicanze, afferma la Professoressa Patricia Crowley, MB, FRCOG, dell'University College Dublin.

E' vitale che le gestanti con sintomi del virus contattino i loro medici di medicina generale il prima possibile, ed evitino il contatto con individui potenzialmente suscettibili di contrarre la malattia come altre gestanti e bambini.

L'infezione da VZV è molto comune e di solito l'infezione durante l'infanzia esita in una immunità persistente.

Ciononostante l'infezione da VZV interessa tre gravidanze ogni 1000.

La varicella è molto contagiosa e quindi è importante che le donne siano coscienti dei sintomi e della necessità di richiedere rapidamente cure mediche, spiega il RCOG Guidelines Committee Co-Chair Dr Manish Gupta.

Le donne possono essere preoccupate del passaggio del virus al loro bambino, tuttavia questo è rarissimo e dipende dall'epoca di gravidanza in cui il virus viene trasmesso alla madre.

E' inoltre vitale che i clinici siano coscienti dell'aumento della morbidità associata alla varicella nelle gestanti, e che si assicurino che le donne ricevano le cure migliori possibili.

Prevenzione

Le migliori raccomandazioni pratiche specifiche sono (best practice):

  • I medici devono domandare alle donne che si presentano per la visita preconcezionale se hanno avuto la varicella o l'herpes zoster.
  • Le gestanti che non avuto la varicella, o che sanno di essere sieronegative devono evitare persone con la varicella o con l'herpes zoster e devono informare prontamente il curante di una possibile esposizione al contagio.

I medici devono confermare la possibile esposizione al contagio con un'attenta valutazione per confermare il valore del contatto, la suscettibilità della paziente, e richiedere la ricerca degli anticorpi anti VZV.

Se la gestante non è immune al VZV e ha avuto un'esposizione significativa, le deve essere offerta l'immnuoglobulina VZIG il prima possibile. VZIG è efficace se assunta entro 10 giorni dal contatto (in caso di esposizione continua, questo è definito come dieci giorni dopo l'apparizione del rash).

Le gestanti non immuni che sono state esposte alla varicella devono essere considerate come potenzialmente infette da 8 a 28 giorni dopo l'esposizione, sia che ricevano la somministrazione di VZIG sia che non la ricevano.

Quando le risorse sono limitate le uscite delle gestanti devono essere ristrette e i medici consigliati di constatare la disponibilità della VZIG prima di consigliarla alle gestanti.

Le donne che sono state esposte alla varicella o all'herpes zoster (a prescindere dal fatto che sia stata loro somministrata l'immunoglobulina specifica) dovrebbero notificare al loro medico o all'ostetrica il primo apparire del rash cutaneo. Le gestanti che sviluppano il rash della varicella devono essere isolate dalle altre gestanti quando sono in sala d'attesa e in generale nei servizi sanitari.

Contagio

La varicella è contagiosa per due giorni prima della prima dell'apparizione del rash e per tutta la durata della malattia mentre le lesioni sono attive e smette di essere contagiosa quando le lesioni sono tutte croste secche. L'Herpes Zoster può essere contagioso sia attraverso il contatto con un'area del corpo (es. l'occhio) o con il contatto con individui immunocompromessi in cui l'emissione del virus può essere massiva.

Il rischio di trasmissione entrando in contatto con pazienti affetti da herpes zoster in zone non esposte (per esempio toracolombare) è remoto, ma non impossibile.

Per contatto significativo si intende stare nella stessa stanza per 15 minuti circa o di più, faccia a faccia o un contatto in ambiente come una corsia.

La suscettibilità della donna dovrebbe essere determinata con l'anamnesi rispetto alla varicella o l'herpes zoster. Se c'è una storia chiara di varicella è ragionevole stabilire che la donna è immune.

Cosa fare

Se l'immunità della donna è sconosciuta o se ci sono dei dubbi, o si è sicuri che non c'è immunità è necessario richiedere gli anticorpi. Questo di solito può essere fatto entro 24/48 ore e spesso anche in poche ore se il laboratorio ha da parate il siero degli esami ematici preconcezionali.

Circa l'80% delle donne può essere rassicurata perché possiede gli anticorpi.

  • Le gestanti possono avere bisogno di una seconda dose di immunoglobuline anti VZV se c'è una ulteriore esposizione e sono passate tre settimane dalla dose precedente.
  • Per prevenire infezioni batteriche secondarie vanno utilizzati trattamenti sintomatici e cura dell'igiene.
  • L'Aciclovir non è autorizzato per l'uso in gravidanza. I medici devono avvisare le loro pazienti a proposito dei rischi e dei benefici.
  • I medici devono considerare l'eventualità di un ricovero per le donne ad alto rischio per varicella grave o complicata, a prescindere dal loro stato al momento.
  • I medici devono mandare le gestanti con la varicella a specialisti in medicina fetale, virologi e neonatologi, per le decisioni di trattamento.
  • I medici devono individualizzare il timing del parto, e il modo, per le gestanti con la varicella.
  • Le donne affette da varicella dovrebbero allattare al seno se lo desiderano e se stanno bene abbastanza da farlo.

Questa è una sintesi del Chickenpox in Pregnancy RCOG, pubblicato online il 21 gennaio 2015. Revisione delle linee guida sulla varicella in gravidanza, dal Royal College of Obstetricians and Gynaecologists.

IN ARGOMENTO:

Faq sui rischi della varicella contratta in gravidanza

La varicella zoster in gravidanza

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MALATTIE INFETTIVE IN GRAVIDANZA:

1 febbraio 2015

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