Crescono i casi di epatite A, si indaga sui frutti di bosco congelati

Il ministero della Salute, cinque giorni fa, ha diramato un circolare in cui le ASL vengono invitate a prestare la massima attenzione ed a segnalare tempestivamente casi di Epatite A diagnosticati nel nostro Paese e , "ad avviare indagini sul territorio nazionale finalizzate ad identificare sia l’esistenza di possibili casi autoctoni correlati che, eventualmente, le potenziali fonti di infezione".

Un linguaggio molto tecnico che possiamo tradurre in questo modo affinché sia compreso da tutti.

Va però fatta prima una premessa.

Nel nostro paese, come in tutta Europa, le malattie infettive sono costantemente tenute sotto controllo ed in ogni caso sospetto, ed a maggior ragione per ogni caso accertato, parte una segnalazione alle autorità competenti, segnalazioni che lentamente risalgono fino ad arrivare ad essere introdotte nel sistema di sorveglianza sanitario nazionale ed europeo.

In questo caso i dati sono affluiti al Sistema Epidemiologico Integrato dell'Epatite Virale Acuta (SEIEVA), che ha registrato nel periodo marzo-maggio di quest'anno un aumento del 70% di notifiche (segnalazioni di casi accertati) di epatite A, soprattutto in quattro regioni del centro-nord (Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Veneto) e in una del Sud (Puglia).

Il livello di attenzione è però altissimo, non solo in Italia ma anche in Europa, dopo che ad aprile dell’anno passato sono stati registrati due focolai internazionali, uno dei quali nel nord dell’Europa, causato dal consumo di frutti di bosco congelati importati da paesi extraeuropei e l’altro focolaio che coinvolgeva turisti di rientro dall'Egitto.

E’ dal nostro Paese pero che è partito l’allarme all’Europa anche in considerazione del forte incremento di notifiche di casi di Epatite A.

Da qui il linguaggio della circolare del Ministero della salute che dice che il sistema deve stare in stato di allerta per controllare la presenza di eventuali nuovi casi e cercare subito di capire se nascono da noi, ossia da nostri prodotti, o se provengano dall’estero.

L'epatite virale A è una forma di epatite virale causata dal virus HAV.

L’HAV si trasmette quasi esclusivamente per via oro-fecale, generalmente mediante l'ingestione di acqua o cibo contaminato, spesso molluschi bivalvi come ostriche, vongole o cozze che filtrano acqua con residui fecali contenenti il virus, mentre è insolita la trasmissione parenterale così come quella sessuale.

L’HAV sopravvive infatti in acqua dolce o salata, resiste ai detergenti, sopporta temperature fino a 60 °C e ambienti a pH 1. Il contagio è più frequente in autunno e nella fase iniziale dell'inverno.

Nei casi attualmente esistenti in Italia, le indagini sulla materia prima che ha causato l’infezione non sono ancora terminate.

E’ pero la prima volta che le indagini si stiano concentrando su alimenti che si trovano nel freezer.

Maria Triassi, ordinario di igiene all’università Federico II di Napoli spiega che si tratta di un "aspetto nuovo e su cui converrà indagare: sappiamo che il congelamento non uccide i virus, ma non avevamo mai rintracciato l’Hav in un prodotto congelato", ed aggiunge che "probabilmente si tratta di una contaminazione avvenuta all’origine del prodotto che il congelamento non è riuscito a debellare".

Nei casi segnalati, i frutti di bosco congelati provenivano da Bulgaria, Polonia, Serbia e Canada, ma erano stati lavorati in aziende italiane.

Si trattava, in particolare, di una cheesecake guarnita con "misto di frutti di bosco", in confezione da 200 grammi, e prodotta da un'azienda italiana. Il lotto ritirato dal commercio riporta il codice L13036, con scadenza 02/2015.

Le autorità sanitarie lo hanno già ritirato, ma alcune confezioni erano state già vendute.

Antonio Luzi

IN ARGOMENTO:

Epatite A, B e C. Sintomi, diagnosi e cura

Pubblicato 28/5/2013

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