Fecondazione assistita, medico nega la prescrizione obbligatoria

Firenze, il medico di famiglia nega la certificazione obbligatoria per accedere al centro di fecondazione in vitro. Intervista al presidente dell'Ordine dei medici, dott. Antonio Panti

Desiderare un figlio, diventare padre, per un uomo infertile, può essere la esperienza più attesa, ma anche la più sofferta.

Quando, poi, alle difficoltà oggettive e alle basse probabilità di successo delle tecniche di fecondazione assistita, confermate dalle statistiche, si aggiunge il veto etico di un medico di famiglia alla certificazione obbligatoria per accedere al centro di fecondazione in vitro e, non di uno qualunque, ma di quello che ti ha in cura da venti anni, allora, la storia si tinge di grigio e la scena potrebbe farsi più cupa.

E' accaduto a Firenze, ad un uomo, infertile, per prostatite cronica e con alle spalle una recente e dolorosa esperienza di aborto spontaneo della moglie, dopo una inseminazione semplice. L'aspirante padre, si è ritrovato di fronte ad un rifiuto, dopo aver fatto richiesta al suo medico di famiglia di compilare il modello utile per certificare l'infertilità, ed obbligatorio per poter accedere alla fecondazione in vitro, presso la struttura ospedaliera della sua città L'uomo, protagonista della vicenda, aveva confidato, in un lungo colloquio, al suo medico di fiducia, il dolore provato per l'avvenuto aborto della moglie, ma anche la loro determinazione a proseguire con il programma di fecondazione in vitro. Da qui la necessità della certificazione.

La risposta è arrivata dopo pochi giorni, con una lettera. In cui il medico scrive: 'In merito all'ipotizzato ricorso a procedure di fecondazione, cui lei accederà nel prossimo mese, per mie recenti riflessioni e scelte personali, che non si riferiscono ai suoi problemi di salute, ho scelto di non effettuare prescrizioni in merito'; e prosegue: '..Mi permetto di avvertirla perché possa rivolgersi per tempo ad altri colleghi'. Dopo l'incredulità e la delusione l'uomo decide che 'non ci sta'.

Si arma di passione civile, brandisce la spada della tutela del diritto alla salute e si precipita a testimoniare la sua storia alle associazioni più note per la tutela dei cittadini infertili (Madre Provetta, Amica cicogna, l'Altra Cicogna, Luca Coscioni ed altre), a cui chiede un supporto morale e legale. Si reca, poi, all'Ufficio Relazioni con il Pubblico della Ausl di appartenenza e consegna un reclamo scritto contro il medico.

Decorso il termine di trenta giorni, riceve una lettera del presidente dell'Ordine dei medici di Firenze, Antonio Panti. Un veterano degli Ordini ed anche della deontologia medica, che nel frattempo, ha avuto notizia dei fatti ed ha ricevuto il carteggio tra il medico ed il paziente.

di Monica Soldano

Pagina pubblicata il 27 giugno 2008

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