ACOI, rivedere sistema DRG

Rivedere sistematicamente il sistema dei Drg "per disinnescare questa tragica connessione tra prestazione 'complicata' e maggior compenso", emersa dalla "drammatica e sconcertante" vicenda della clinica Santa Rita di Milano.

A sottolineare questa esigenza è l'Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani (Acoi), considerando in una nota con estrema attenzione le ripercussioni del caso milanese, "che feriscono non solo i malati e le loro famiglie, ma anche quel prevalente mondo di medici e chirurghi onesti che esplicano quotidianamente la propria professione con competenza e impegno".

I chirurghi ospedalieri si dicono profondamente turbati e preoccupati da quanto accaduto, "perché è venuto meno uno dei capisaldi della consuetudine professionale: il rispetto totale della persona malata che ricorre alle cure". I chirurghi ospedalieri sono "parte attiva e fondamentale di quel sistema complesso che è il Servizio sanitario nazionale, oggi improntato a criteri gestionali di tipo aziendale.

La Regione Lombardia vanta certamente un Piano sociosanitario di assoluta eccellenza in grado di offrire un servizio efficiente, economicamente sostenibile e, soprattutto, vicino alle esigenze dei cittadini - proseguono Rodolfo Vincenti, presidente Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani e Mauro Longoni vicepresidente e coordinatore della Regione Lombardia - Alla realizzazione di tale progetto, conciliando diritto alle cure e costi, sono chiamati anche i dirigenti medici, pubblici e privati, con le proprie competenze scientifiche e di eticità professionale.

Questo equilibrio non può essere stravolto da comportamenti spregiudicati che privilegino il business rispetto alla salute dei malati". Pena l'aumento della diffidenza dei cittadini verso le strutture ospedaliere del nostro Paese, "peraltro capaci di offrire prestazioni sanitarie di altissimo livello.
Simili crepe di sistema non possono essere tollerate", dicono i chirurghi. Quanto successo ha però anche "evidenziato la capacità del sistema di identificare e fermare comportamenti scorretti. La Regione Lombardia è infatti anche parte virtuosa nella vigilanza e nei controlli, e noi auspichiamo che quanto è avvenuto - conclude l'Acoi - sia un caso abnorme ed isolato.

Ma vogliamo sperare che vigilanza e controlli siano ancora più minuziosi e presenti diffusamente su tutto il territorio nazionale". L'Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani crede nella rilevanza sociale della professione chirurgica e nella necessità di recuperarne per intero la dignità.

Da quanto emerso in questi giorni, poi, la Società scientifica che conta più di 5.000 chirurghi ospedalieri associati, si impegna nella definizioni di 'Linee guida di trattamento' "che pur non potendo, e non dovendo, essere considerate rigide indicazioni, offrano orientamenti nei quali il medico possa agire secondo etica e scienza sulla specificità di ogni singolo malato.

Solo così si potrà parlare di 'appropriatezza della prestazione' - scrivono i chirurghi - intesa come la sintesi di validità tecnico-scientifica, accettabilità e pertinenza delle prestazioni sanitarie.

Infine è nostro convincimento che sia giusto portare all'attenzione della pubblica opinione la necessità di rivedere sistematicamente il sistema dei Drg, non solo per un suo allineamento economico ai più recenti progressi della medicina e alle nuove acquisizioni tecnologiche della chirurgia. Ma soprattutto per disinnescare questa tragica connessione tra prestazione 'complicata' e maggior compenso.

E' giunto il momento - concludono i chirurghi Acoi - di elaborare un diverso sistema che, pur continuando a controllare i costi eliminando gli sprechi, possa basarsi sui risultati ottenuti e non solo sulle risorse economiche utilizzate".

Pagina pubblicata il 16 giugno 2008

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