Sanità, il rapporto Giorgi e l'immobilismo della Regione Lazio
Negli Stati Uniti il presidente Obama cerca di dare alla popolazione un sistema sanitario nazionale, ma si scontra contro le lobby assicurative e della sanità privata. In Italia, che ce l'ha da 30 anni, inesorabilmente quel sistema sanitario si sta disgregando sotto i colpi della politica e gli assalti dei privati.
Uno scenario ben descritto da Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, in un articolo su Huffington Post. Con la Legge di stabilità del 20 dicembre 2013 il Governo riduce i finanziamenti alla Sanità "di 540 mln nel 2015 e di 610 mln nel 2016. In compenso, vengono assegnati ben 400 mln ai policlinici privati (garantiti sino al 2024!)", si legge nell'articolo.
E' chiarissima l'intenzione di smantellare la sanità pubblica.
Stiamo assistendo alla distruzione sistematica e politicamente sostenuta di uno dei pochi motivi di orgoglio nazionale che assicurava cure e assistenza sanitaria a tutti i cittadini.
Un esempio per tutti è quello che avviene nella Regione Lazio dove lo "strapotere delle logiche politiche e clientelari" è proprio uno dei punti critici evidenziati dal rapporto dell'ex Sub-Commisario Gianni Giorgi.
Nel Lazio le strutture pubbliche sono alla canna del gas. Operatori che lavorano tra mille ristrettezze, servizi che vengono chiusi se un medico va in pensione. Al contrario, la sanità privata gode di buona salute, si rimborsa tutto, senza criterio, con tetti aspecifici e qualunque imbonitore da fiera presenti un nuovo servizio da accreditare la Regione paga.
"Il mix produttivo privato-pubblico laziale dei servizi sanitari e sociali - scrive Giorgi - è disequilibrato (la riabilitazione, ad esempio, è completamente in mano a erogatori privati) e basato sulle debolezze e le forti inefficienze dei servizi pubblici e dell'apparato politico-tecnico regionale".
Che cosa significa? Per fare un esempio, è come se una famiglia decidesse di andare per sempre al ristorante perché la cucina di casa si è rotta. Può essere questa una soluzione dettata dal buon senso? In termini di costi e di salute, è ovvio che la scelta del ristorante a vita è scellerata.
Ed è quello che avviene in sanità, la macchina per la diagnostica si rompe o c'è carenza di personale? Ci si rivolge alla struttura sanitaria privata che avrà, come il ristoratore, l'obiettivo di vendere tutto quello che c'è nel menù, anche se inappropriato e dannoso per la salute. Questo distrugge la sanità pubblica. Non c'è famiglia che non farebbe riparare la sua cucina il prima possibile, ma ciò non avviene in sanità. E questo lascia pensar male..
Questi costi in più, tornando alla relazione di Giorgi sulla Regione Lazio, chi li paga? Ovviamente i cittadini con le tasse. "Le super-aliquote Irap e Irpef hanno coperto interamente il debito programmato", spiega Giorgi. Ma anche il blocco del turn over, "che ha portato alla decimazione di non pochi servizi pubblici". Inoltre, dice Giorgi, i cittadini laziali oltre a pagare le tasse pagano di tasca propria le spese per prestazioni specialistiche ambulatoriali (nel 2012 l'83%).
Insomma, secondo il rapporto (ma basterebbe anche chiedere ai cittadini) la sanità della Regione Lazio è un autentico disastro.
Mancano strategie e regole organiche di sistema. I sistemi informativi e di controllo sono parcellizzati e poco affidabili. Ma la cosa peggiore è che non c'è ombra di programmazione (quella vera). Il coordinamento tra programmazione stessa, accreditamento, budget e controlli, insomma tutto quello che consentirebbe le verifiche sull'appropriatezza delle prestazioni e sui soldi dati e da dare alle strutture private, sembra proprio una caratteristica quasi estranea alla Regione Lazio.
Questo produce effetti disastrosi per il Ssr. Sprechi, irrazionalità dei servizi, inefficienze. Ma quello che inquieta di più è, si legge nel rapporto, "la debolezza, se non l'incapacità istituzionale, a fronte di servizi tecnicamente complessi come la sanità pubblica, di assumere le decisioni strategiche nell'interesse generale, indispensabili alla nave per navigare, evitando di star fermi a galleggiare, tanto più quando la nave rischia di affondare".
A onor del vero, la Giunta Zingaretti ha ereditato dalla Polverini una situazione scandalosa. Ma non è un giorno che Nicola Zingaretti governa la Regione, tuttavia non si vede un segnale che vada in una direzione diversa.
Nessuno dice cosa, quando e come va fatto. Come ha detto un consigliere regionale su facebook "non spetta alla politica, né all'amministrazione regionale stabilire cosa, come e quando i buoni medici prendono le loro decisioni".
Sotto questa frasetta ipocrita si nasconde il rifiuto di fare ciò che tutti i paesi europei fanno. Valutare, controllare e dirigere il servizio pubblico.
E non ci venissero a raccontare che quella buffonata delle 'pagelline' che danno i voti agli ospedali è governare, perché non cadiamo dal pero. Un servizio privato-convenzionato che si può permettere di scegliere i pazienti meno gravi, e che viene istruito dalla proprietà a farlo, prenderà ovviamente un voto migliore di un servizio pubblico che, rispettando l'obbligo di legge, accetterà tutti i malati, anche quelli critici, e non potrà quindi non avere un maggiore numero di decessi.
Mentre il servizio pubblico, anche il migliore, non riceve finanziamenti e viene minato dai tagli lineari, esistono ospedali privati-classificati dove riuniscono i medici periodicamente per insegnargli a spremere la Regione inventando prestazioni inutili e ricoveri immotivati, quando non, purtroppo, interventi e terapie dei quali i pazienti non avrebbero bisogno.
Basterebbe controllare o ascoltare le professionalità lasciate fuori dal governo della sanità regionale che lo gridano come e dove possono, restando inascoltate.
Ma sarebbe anche sufficiente che Zingaretti facesse colazione al bar degli ospedali ogni mattina per farsi un'idea della situazione. Ma forse è già ben informato, e questo sarebbe davvero imperdonabile.
La nostra Associazione non chiede finanziamenti, non si aspetta favori e non ha bisogno che le vengano coperti i conti della spesa. Non paga i propri volontari e non ha protezioni politiche. Non ha, quindi, alcun bisogno di tenere la bocca chiusa, e non lo farà.
Chi non sta dalla parte dei cittadini è contro i cittadini e il bene comune.
Caro Nicola, che delusione.
26 gennaio 2014