Pillola del giorno dopo, il farmacista la rifiuta anche al medico

La ginecologa intimidita all'esterno della farmacia. E avvenuto a Roma. Sabato sera, ore 23,00. La ginecologa prescrive la pillola del giorno dopo alla sua paziente; il farmacista si dichiara obiettore di coscienza e non la fornisce.

La ginecologa, immediatamente avvista dalla paziente, telefona al farmacista informandolo che si recherà da lui con un'altra ricetta e, in caso di un nuovo rifiuto, si rivolgerà alle forze dell'ordine. Giunta in farmacia, ad aspettarla ci sono due individui.

Lei tira dritto e attraverso lo sportellino del vetro blindato (è una notturna), oltre la ricetta, passa un documento dell'Ordine dei farmacisti che stabilisce l''impossibilità di poter opporre il rifiuto. Il farmacista non sente ragioni, non prende visione del documento e rifiuta nuovamente il farmaco. Chiude il pertugio e si allontana. La ginecologa attraverso il vetro blindato lo avverte che chiamerà la polizia.

A questo punto entrano in gioco i due individui, la intimidiscono avvisandola di aver già chiamato i poliziotti per aver minacciato un "professionista", per appunto il farmacista. Tutti aspettano, ma la polizia non arriva. Dopo 10 minuti giunge invece un terzo individuo che si dichiara dalla parte del farmacista.

La dottoressa è preoccupata e chiama a sua volta il 113; i tre manifestano segnali di nervosismo. Finalmente arrivano gli agenti che espletano le formalità di rito. Nel frattempo sono giunti alla spicciolata altri "protettori" del farmacista. Sei, sette' forse di più. Sparpagliati sul marciapiede parlottano tra lo loro.

In base all'art. 38 del R. D. n°1706 del 1938 i farmacisti non possono rifiutarsi di vendere le specialità medicinali di cui siano provvisti dietro ricetta medica; sono tenuti, se sono sprovvisti delle predette specialità medicinali, a procurarle nel più breve tempo possibile.

Ecco il comunicato stampa diffuso oggi dalla protagonista.

Dichiarazione di Lisa Canitano, Presidente dell'Associazione Vita di Donna, e Alessandro Capriccioli, membro di Giunta dell'Associazione Luca Coscioni e del Comitato Nazionale di Radicali Italiani.

"Sabato sera ho prescritto a una paziente la pillola del giorno dopo, ma il farmacista di turno presso cui la donna si è presentata ad acquistarla si è rifiutato di vendergliela invocando l'obiezione di coscienza". Così Lisa Canitano, ginecologa, Presidente dell'Associazione Vita di Donna e promotrice del servizio "SOS Pillola del Giorno Dopo".

"Mi sono quindi recata presso la farmacia" prosegue Canitano "portando con me un'ulteriore ricetta e una copia della dichiarazione dell'Ordine dei Farmacisti, secondo la quale il diritto all'obiezione di coscienza non è riconosciuto ai farmacisti. Nonostante gli abbia consegnato tali documenti, il farmacista ha continuato a rifiutarsi, mentre alcuni individui minacciosi non identificati giunti nei pressi della farmacia hanno iniziato ad intimidirmi, affermando esplicitamente di essere là per sostenere il farmacista.

Dopo aver chiamato la polizia ed aver denunciato l'accaduto", conclude Canitano "mi sono allontanata per non dover subire conseguenze peggiori. Mentre denuncio la gravità dell'accaduto, mi riservo di affidare la vicenda alle mani di un legale".

"Ho seguito la vicenda da vicino, essendo stato contattato telefonicamente da Lisa Canitano proprio mentre era davanti alla farmacia" dichiara Alessandro Capriccioli, membro di Giunta dell'Associazione Luca Coscioni e del Comitato Nazionale di Radicali Italiani.

"Si tratta di un episodio gravissimo, nel quale l'imposizione di coscienza e l'incivile sabotaggio già in atto da tempo nei confronti dei diritti delle donne e della loro libertà di scelta assume i toni inquietanti della minaccia e dell'intimidazione.

Ci attiveremo immediatamente insieme a Vita di Donna" conclude Capriccioli "per verificare e porre in essere le azioni legali percorribili nei confronti del farmacista che si è rifiutato di adempiere alla richiesta di un medico -peraltro presente sul posto- e per definire i contorni di quella che appare a tutti gli effetti come una vera e propria intimidazione squadrista nei confronti di un medico nell'esercizio delle sue funzioni".

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Pagina pubblicata il 24 novembre 2008

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