Vaginismo: la paura del dolore nella penetrazione. Le faq

Vaginismo: la paura di provare dolore durante la penetrazione.

Ho conosciuto una ragazza che si trova molto bene con me (ed io con lei) e da più tempo desiderava comunicarmi questa cosa... ancora non abbiamo avuto rapporti. (omissis) Ha avuto in passato uomini poco attenti e una esperienza che l'ha traumatizzata.

E questo penso che chiarisca il quadro assieme all'insensibilità del primo uomo e in seguito all'inadeguatezza dei successivi (forse mi permetto di dedurre, anche ricercata inconsciamente). Adesso ci sono io. E lei ha grande fiducia in me, fiducia che non vorrei tradire, con un'appropriata preparazione e sensibilità.

Vorrei capire alcune cose: Ad esempio quello del vaginismo è uno stato spastico che si presenta solo al momento della penetrazione, tramite irrigidimento....e di base c'è la paura del dolore? Io poi non so.... se lei sia vergine o meno, non l'ho chiesto e tecnicamente questo non lo so. Mi farebbe piacere ricevere qualche consiglio e in caso qualche testo (non eccessivamente complesso ma valido) da consultare, da acquistare in libreria. E poi come comportarmi....o anche se sia necessario assolutamente spingere avanti l'idea di un terapeuta (in caso specializzato e non un semplice terapeuta, che io già ho?)

RISPOSTA

Il vaginismo è una contrazione involontaria dei muscoli che si trovano al'imboccatura della vagina, che avviene per paura del dolore della penetrazione e che è a sua volte causa del mantenimento del dolore.

Esistono numerose terapie ma come ben lei saprà, visto che svolge una psicoterapia, il punto centrale è che bisogna che la donna affetta trovi lo spirito per "ribellarsi" al sintomo, che da una parte la protegge anche se a prezzo di una limitazione importante. Da questo punto di vista il vaginismo si imparenta con la famiglia delle fobie.

Cercare di convincere una persona che soffre di claustrofobia a salire in ascensore è solo una frustrazione sia per chi la fa che per chi la riceve, finchè non è il soggetto che decide di trovare il modo di salire in ascensore.

In questo senso è prima di tutto necessario che la ragazza in questione desideri liberarsi del disturbo come di una camicia troppo stretta che ha a lungo portato ma che desidera togliersi.

E' in effetti alquanto difficile, però, che possa essere proprio lei ad aiutarla, in quanto si crea di solito un circolo vizioso in quanto lei , pur animato di ottime intenzioni per ambedue, la vuol alla fin fine spingere a fare proprio ciò che lei, la ragazza, teme, e quindi può essere facile che per paura, lei venga rifiutato.

Può non essere indispensabile fare una terapia, che sarebbe forse meglio specifica, con qualcuno esperto in questi disturbi, ma se ci chiede un consiglio pratico, questo è: non faccia nulla.

Non chieda di far l'amore, non proponga soluzioni, non insista. Lasci che sia la ragazza ad affrontare il proprio problema, senza l'interferenza del doversi difendere. In altre parole non cerchi di convincere il claustrofobico a salire in ascensore, si peggiora solo la situazione.

Ogni sintomo dice qualcosa sulla nostra storia e sulla nostra vita e se questa ragazza la interessa sul serio ( mi perdoni la banalità ) ci sarà tutto il tempo per costruire una relazione, ascoltare, cambiare, inventare una nuova vita diversa dalla precedente, più serena e divertente.

Lei spera di avere una appropriata sensibiltà e preparazione, forse potrebbe leggere qualche libro dello psicologo Nardone, sul trattamento delle fobie, per quello che riguarda lo specifico sessuale i nomi di riferimento storici sono Masters e Johnson e Helen Kaplan, scriva ancora se vuole, sia in senso generale che se vuole raccontarmi come sta andando, sinceri auguri e saluti.

Vedi anche: Aborto (come e dove) Contraccezione (vari sistemi) Malattie trasmissione sessuale (prevenzione e cure) Infezioni vaginali (Cause e cure)

Pagina aggiornata il 28/5/2005

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