Estate: le vacanze in montagna
La montagna e il processo di acclimatazione. La vacanza in montagna è un obiettivo da molti ricercato, per fuggire a condizioni climatiche più torride come quelle presenti in città d'estate.
I ridenti paesaggi montani, le fresche temperature notturne e il piacevole addormentarsi in una baita al tepore delle calde coperte, sono situazioni che fanno preferire il soggiorno in quota.
Non tutti sanno, però, che la salita oltre i 2000 metri d'altitudine, comporta delle modificazioni fisiologiche nell'organismo, definite "acclimatazione".
Queste variazioni, sono strettamente legate alla progressiva riduzione della pressione dei gas atmosferici a mano a mano che si sale di quota, e occorrono a carico dell'apparato:
- Respiratorio: la presenza di una minore concentrazione d'ossigeno (ipossia) in alta montagna, è compensata da un incremento della profondità del respiro e della frequenza respiratoria (iperventilazione). La comparsa di un lieve stato di affanno durante l'esecuzione di uno sforzo fisico e una condizione normale. L'iperventilazione diminuisce nel giro di qualche giorno.
- Cardiaco: il cuore, come risposta all'ipossia, aumenta la frequenza dei battiti e il volume di sangue pompato (portata cardiaca). Questo meccanismo di compenso, fornisce una maggiore quantità di sangue ossigenato ai tessuti periferici. L'aumento della portata cardiaca si riduce nei giorni seguenti senza tornare, però, agli stessi valori presenti a livello mare.
- Ematopoietico: l'aumento dei globuli rossi iniziale è legato alla contrazione della milza, ma se il soggiorno si protrae qualche settimana è attivato il processo di produzione degli eritrociti, chiamato "eritropoiesi".
Nei soggetti sani il passaggio ad una quota più alta è quindi accompagnato da modeste modificazioni funzionali, avvertite come palpitazione, stanchezza e un lieve affanno. Questi sintomi non devono preoccupare, poiché nel giro di alcuni giorni il processo di acclimatazione consentirà un graduale ritorno dell'organismo ad una condizione di normalità.
Fonte: Ministero della Salute.
Pagina aggiornata il 18/6/2006