Kenia, in aumento gli stupri

Non c'è pace per il Kenya, dove, dal 27 dicembre scorso più di 300 persone sono state uccise nell'ondata di violenza scatenata dalla rielezione del presidente Mwai Kibaki, accusato di brogli.

Dai primi, violenti disordini nei quartieri più poveri di Nairobi e nell'ovest del Paese, feudi del leader di opposizione Raila Odinga, e dopo che la commissione elettorale annuncia la vittoria di Kibaki con uno scarto di poco più di 200.000 voti, il 30 dicembre scoppiano disordini anche a Kibera, la più grande bidonville di Nairobi, e in numerose città del Kenya occidentale. I primi morti ' oltre un centinaio - il 31 dicembre a Kisumu (Ovest), dopo che Kibaki, incurante della violenza che monta sempre di più, ha prestato giuramento.

Poi il baratro, con migliaia di sfollati in fuga verso l'Ovest del Paese (oltre 70mila per la Croce Rossa) e con il numero delle vittime (molte uccise a colpi di machete) che aumenta di giorno in giorno, fino all'orrore del 1° gennaio, quando a Eldoret (Ovest), in una chiesa vengono bruciate vive decine di persone, tra cui molte donne e bambini, che si erano rifugiati per sfuggire alla violenza di matrice etnica. Nel resto del mondo immerso nel clima natalizio, non si può più voltare la testa dall'altra parte, e dopo gli appelli dell'Unione africana (Ua) e di quella europea (Ue) che invitano alla "moderazione" e al "dialogo, si moltiplicano gli appelli a porre fine alle violenze. Washington e Londra chiedono ai dirigenti keniani di dar prova di "spirito di compromesso". Mentre il presidente della commissione elettorale dichiara di non essere sicuro della vittoria di Kibaki, le due parti si lanciano accuse reciproche di "genocidio".

Se capitale, la vita riprende, dopo la visita del presidente dell'Ua, John Kufuor, che guida una mediazione congiunta, nell'ovest del Paese, proseguono le violenze, e si teme per i più deboli, bambini e donne innanzitutto. L'invito all'ONU è quello di far sentire più forte la propria voce perché il rischio è che si precipiti nella guerra civile, e che a farne le spese saranno ancora una volta donne e bambini".

L'incubo Rwanda è dietro la porta' Ieri l'Agenzia Misna ha dato notizia del numero degli stupri a Nairobi, mentre la ricerca di generi alimentari si fa sempre più difficile a Eldoret, mentre a Kisumu, terza città per importanza nel Paese e capoluogo della provincia occidentale di Nyanza, tra i principali epicentri delle violenze seguite alla contestata riconferma di Mwai Kibaki, i negozi rimangono chiusi, sebbene non ci siano state nuove violenze. "Kisumu sembra una città fantasma. Le strade sono deserte, molta gente è scappata e quelli che sono rimasti hanno paura - racconta un missionario a Misna. La gente continua a rifugiarsi nelle parrocchie, dove pochi poliziotti vigilano sulla sicurezza delle persone, donne e bambini nella maggioranza dei casi, non in grado di difendersi da soli.

Oltre il cibo, a scarseggiare sono anche i medicinali e le strutture sanitarie sono in uno stato terribile. Si teme il propagarsi di epidemie e malattie. "Il numero di vittime di stupro che vengono a cercare aiuto all`Ospedale femminile di Nairobi, solo ieri è stato di 35, molto di più rispetto alla media dei tempi normali. E siamo sicuri che la maggior parte delle donne che hanno subito violenza non venga in ospedale", riporta sempre Misna. Anche Amnesty International ha espresso la propria forte condanna per le centinaia di uccisioni di cui si è resa responsabile, negli ultimi giorni, la polizia del Kenya nel corso delle proteste contro le irregolarità che avrebbero contraddistinto le elezioni generali del 27 dicembre. Secondo resoconti ricevuti da Amnesty International e testimonianze oculari, la polizia ha aperto il fuoco contro i manifestanti in varie parti del paese. In alcuni casi, dimostranti armati di machete hanno reagito lanciando pietre, erigendo barricate e distruggendo proprietà.

'Chiediamo al governo del Kenya di avviare un'inchiesta indipendente e imparziale sulle uccisioni compiute a Kisumu, Mombasa, Nairobi e in tutti gli altri centri del paese in cui ci sono state vittime tra i manifestanti nel corso delle proteste post-elettorali. I responsabili di queste violenze dovranno essere portati di fronte alla giustizia in modo sollecito', ha dichiarato Erwin van der Borght, direttore del Programma Africa di Amnesty International.

'In questa fase di contestazione del risultato elettorale, Amnesty International chiede al governo di rispettare e proteggere i diritti umani fondamentali, tra cui il diritto alla libertà d'espressione e di manifestazione pacifica, garantiti sia dalla Costituzione del Kenya che dagli accordi internazionali sottoscritti dal paese' ha concluso van der Borght.

Pagina pubblicata il 05 gennaio 2008

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