Epidurale negata: Ospedale di Cittadella - Padova

Esperienze raccontate dalle donne: Ospedale di Cittadella - Padova - ESPERIENZA NEGATIVA DI UN PARTO: L'epidurale negata

Il (omissis) è nato (omissis).

Sono felice dell'evento, ma soprattutto del fatto che (omissis) sta bene, e gode di ottima salute fin dal primo momento della sua vita.

Questa è la cosa assolutamente più importante.

Chi non è stata bene sono io. La mamma.

Già, ed è per questo che mi sono decisa di mettere nero su bianco ciò che ho provato e quello che NON vorrei provassero altre gestanti nelle mie stesse condizioni. Mi riferisco ai 9 mesi, e ad un parto che non è andato come speravo che andasse.

Durante la gestazione ho sempre provato un grande terrore del travaglio e del parto, tanto che assieme a mio marito abbiamo deciso di optare per l'epidurale.

Già dalle visite col ginecologo e agli incontri durante il corso preparto, ho sempre chiesto come "funzionava" la faccenda, ossia come si poteva fare per ottenere la tanto desiderata puntura che riesce a far trascorrere un momento così bello, ma anche così doloroso, in una maniera umana. Quindi le risposte da più parti sono sempre state estremamente positive al riguardo e, a momenti, mi convincevo che ci fosse la possibilità di soffrire di meno.

Purtroppo, nei momenti in qui non pensavo all'evento in maniera positiva, mi abbandonavo a crisi di vario genere, svegliandomi anche a notte fonda col solo pensiero di partorire con tanto dolore, e mi chiudevo in bagno ad urlare e a piangere, nella profonda e recondita paura di dover soffrire per una cosa che doveva essere tanto bella.

Come è possibile? Il dolore sarà così immenso?

Mettere al mondo un figlio e' un'esperienza meravigliosa, ma al solo pensiero del dolore, mi crollavano tutte le certezze!

Queste erano, assieme a tante altre, le domande cui continuavo non darmi risposta!

E giorno dopo giorno i dubbi crescevano.

La gravidanza fisicamente non mi ha dato grandi noie.

Un po' di gonfiore alle gambe e dei dolori alle braccia e alle mani (causati dalla sindrome del tunnel carpale che in queste situazioni si può presentare).

Dolori di vario genere che a guardar bene si possono sopportare.

I dolori fisici sì...

Ma il dolore che provavo interiormente mi impediva di accettare serenamente la gravidanza e comprometteva la qualità del rapporto con mio marito e i miei familiari che continuavano a starmi vicino.

E allora come mai continuavo a soffrire?

Il tempo passa e grazie al corso per gestanti vado a vedere la sala parto assieme a tutte le future mamme.Si parla con gli anestesisti.

-"Non preoccupatevi" (ci dicono), "chi vuole può richiedere l'epidurale"-.

Miracolo: sono salva e partorirò veramente senza tanto soffrire. Infatti, avevo già calcolato di "patire" ma non troppo.

Eseguo gli esami richiesti per la puntura miracolosa sulla schiena e firmo il consenso!

Ci dicono che nell'ospedale dove ho deciso di far nascere (omissis), l'anestesia la eseguono 24 ore su 24, nei giorni feriali, festivi e gratuitamente!

Per una frazione di tempo mi tranquillizzo e mi sento già più serena. Chissa'......

Continuano i monitoraggi e le visite dal ginecologo, che sul finire del nono mese mi risultano sempre più faticose da affrontare. Un paio di settimane prima del termine della gravidanza, sono ricoverata nel reparto di Ostetricia e Ginecologia di Cittadella per controlli. Sono troppo gonfia e il mio ginecologo per sicurezza mi fa ricoverare. Sospetta una (omissis).

Uff. Finirà anche questo calvario?

Durante uno dei monitoraggi mi mettono in sala travaglio.

C'è movimento, giustamente.

Donne che finalmente si liberano di un peso e diventano mamme stringendo fra le loro braccia la creatura tanto amata.

Purtroppo le urla e i lamenti si sprecano ed io termino il monitoraggio visibilmente sotto shock, spaventata ed impaurita dal dolore trasmesso da altre donne, che vivo quasi in prima persona. Il timore è tanto che esco dalla sala in lacrime.

Oramai tutto il mondo (si fa per dire) sa che ho paura del parto.

VOGLIO l'epidurale!

Vengo dimessa e a casa continuo l'attesa.

Vado al dunque.

Arriva il momento fatidico.

Il (omissis), di mattina, dopo la vista dal ginecologo torno a casa in macchina da sola.

Da quando arrivo iniziano i dolori.

Tanto male.

Chissà. Forse è giunta l'ora.

Chiamo mio marito che si trova in provincia di (omissis).

Chiamo mia madre che mi raggiunge e mi porta di corsa in ospedale. Mi fanno entrare in sala travaglio da sola, senza né mia madre né mia sorella che mi hanno accompagnato (è brutto stare lì dentro da sole!).

Verso le 14 arriva mio marito e lo fanno attendere fuori una ventina di minuti!

Chissà perché?

Dalle 13 e 50 che sono entrata nessuno mi ha ancora visitata.

Ad un certo punto mio marito esce e si và a raccomandare con gli infermieri e l'ostetrico, per aver diritto ad ottenere l'epidurale.

Le riposte che ottiene non sono incoraggianti, e non me le riferisce.

Dopo un'ora circa dal mio arrivo, l'ostetrico mi esamina. Sembra che si sia già fatto un'idea. Mi dice che sono dilatata di 5 centimetri e io intanto soffro tantissimo.

Soffro assieme a mio marito che riesce a farmi respirare correttamente.

Ignara, continuo a chiedere dell'anestesista, ma l'ostetrico temporeggia.

Io intanto stringo i denti.

Entriamo in sala parto e con molta, molta calma, l'ostetrico mi inserisce un ago-cannula nel braccio ed il tempo passa!

Successivamente mi mettono una fleboclisi e chiedo che cos'e'...

- "Ossitocina"- (e purtroppo so a cosa serve!).

Intanto i minuti passano e soffro molto, sempre di più.

Durante il travaglio il medico compila la mia cartella clinica chiedendomi i farmaci che prendo ed altre informazioni!

A fatica gli rispondo.

Intanto il tempo passa...

Chiedo invano l'epidurale e mi dicono che sono già dilatata e che non serve.Penso che se si fossero attrezzati prima l'anestesista poteva farmi la puntura.

E poi perchè diavolo mi hanno messo la dannata ossitocina? Non potevano fare prima l'iniezione nella schiena e poi mettere l'ossitocina? Mah!

Chiedo ancora dell'anestesista, ma di lui neanche l'ombra (Vengo a sapere successivamente che era libero e presente nei paraggi della sala parto per un cesareo!).

Il dolore mi travolge. Trattengo la rabbia per non riuscire ad ottenere ciò che ho tanto desiderato.

-"Perché?"-, richiedo.

-"Sei già dilatata e pronta per il parto"- è la risposta!

No.

Non lo accetto.

Stringo i denti e le ultime spinte portano alla luce la mia creatura che ora tanto adoro.Il dolore passa in secondo piano e Fabio urla a tutto il mondo che è nato; lo stringo forte forte tra le mie braccia.

L' emozione è grande e con mio marito tiriamo un sospiro di sollievo.Ma perché ho dovuto soffrire così tanto?

I giorni passano, ma le seguenti domande restano.

  • Nel 2006, ora 2007, le donne dovranno ancora partorire e soffrire come da millenni e senza l'aiuto della medicina?
  • Perchè mi hanno messa in stanza travaglio da sola facendo attendere fuori mio marito dei minuti a me preziosi?
  • Come è possibile che se una richiede l'epidurale, e non gliela fanno, deve ingurgitare il rospo e amici come prima?
  • Ma proprio non è possibile gestire in maniera sistematica situazioni del genere facendo l'epidurale per tempo?
  • A cosa servono le spiegazioni e rassicurazioni fornite al corso preparto sull'impiego dell'anestesia, che sembra quasi scontato che te la facciano, ma poi non la eseguono?
  • Mi hanno detto che ho avuto un travaglio veloce per essere al primo figlio, ma perchè hanno messo l'ossitocina accelerando ulteriormente le cose e quindi non chiamando il tanto sospirato anestesista?(visto che non c'era tanto movimento nelle sale parto e non era un giorno festivo!).

Vorrei aver avuto qualche spiegazione in più.

Mi hanno liquidata con frasi fatte del tipo: "Ritieniti fortunata, molte avrebbero voluto avere un travaglio veloce come il tuo, non lamentarti".

Ecco, invece io , serenamente, mi lamento!

Ho concluso.

Il mio racconto non vuole innescare polemiche, ma vuole soltanto mettere in guardia le donne che come me hanno tanta paura del dolore e che contano su un aiuto che alla fine viene oggigiorno negato.

Ora devo andare...... (omissis), come tutti i bambini, ha fame e richiede la mia presenza.

Che bello.

Lettera firmata

Pagina aggiornata il 4 febbraio 2007

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