Pertosse: durata, sintomi e cura

Tosse convulsiva, tosse canina, tosse asinina. Questi sono alcuni dei nomi che in genere indicano la pertosse. Si tratta un bacillo, Bordetella pertussis, piccolo, ovoidale, poco resistente all'aria aperta.

Quando però penetra nell'organismo, attraverso l'aria inspirata, esso si stabilisce nell'albero tracheobronchiale, sulla mucosa, che viene lesa e quindi reagisce infiammandosi e secernendo catarro.

La pertosse, che in genere colpisce sotto i 5 anni di età, è una delle malattie infantili come la rosolia, il morbillo, la parotite e la varicella.

Fasi della pertosse

La tracheobronchite, cioè l'infiammazione della mucosa dei bronchi, il primo e importante segno della pertosse.

All'inizio non ha nulla di caratteristico e sembra che si tratti di una normale tracheobronchite: ciò è purtroppo molto pericoloso, perché proprio in questo periodo con la tosse si lanciano nell'aria, con le minutissime gocce di saliva, quantità enormi di germi che possono ulteriormente diffondere l'infezione.
In questa fase, detta catarrale, i sintomi avvertiti sono malessere generale, tosse, crisi di starnuti.

Successivamente compare la tosse caratteristica di questa malattia, così tipica che una volta ascoltata chiunque è in grado di riconoscerla.

I colpi di tosse sono violenti e ravvicinati e impediscono di prendere fiato, fino a quando, in una breve pausa, il malato paonazzo e cianotico, riesce a compiere una breve e violenta inspirazione.

Questa però avviene mentre la glottide (cioè la "valvola" situata all'inizio della trachea) è pressoché chiusa in un accesso di spasmo e quindi l'aria, passando per la stretta fenditura, provoca un caratteristico rumore, paragonato dai francesi al "grido del gallo".

Successivamente gli eccessi di tosse riprendono come prima e così via per più volte.

L'accesso di tosse convulso irrefrenabile si ripete più volte nel corso della giornata fino a 10-20 e oltre. A volte basta un nonnulla per provocarlo, come una corsa, il ridere, il piangere, un rimprovero, un'emozione e può essere seguito da vomito.

Al termine dell'accesso bambino (perché la malattia colpisce di preferenza bambini) è cianotico, sudato, esausto. Non sono rare emorragie della cute e delle mucose, spesso si ha ulcerazione del frenulo della lingua, violentemente spinta contro gli incisivi inferiori. A volte si verifica una perdita incontrollata di feci e di urine.

Nelle prime due-tre settimane di questa fase (detta convulsiva) le crisi di tosse sono frequenti. Vanno lentamente distanziandosi, in genere, dalla quarta settimana in poi, ma la durata della malattia non ha termini fissi: a volte, dopo sei settimane, la malattia e ancora completamente in atto e non scompare prima dei due-tre mesi; in altri casi, a sei settimane, il soggetto si può già considerare guarito.

Varie forme

Come già detto, la malattia colpisce di preferenza i bambini, specialmente tra i due e i cinque anni di età. La contagiosità della pertosse è molto alta e legata alla diffusione del bacillo di Bordet-Gengou con le goccioline di espettorato. Non mancano malati tra gli adulti, nei quali il decorso della malattia e meno acuto è drammatico.

Nei bambini, accanto alle forme di media gravità (durata compresa tra 2 e 4 settimane, da sette a 15 accessi al giorno) ve ne sono alcune eccezionalmente gravi (decorso lungo e soprattutto numerosi accessi al giorno, fino a parecchie decine) e altre fortunatamente più lievi, con due-tre accessi a giorno, di rado provocanti vomito, crisi di sudorazione profusa o altri disturbi.

Le complicazioni

Se il quadro della pertosse può essere di per sé abbastanza serio, lo diventa ancora di più in occasione delle complicazioni.
Tra di esse la più frequente e pericolosa è la broncopolmonite, nella quale si ha la diffusione del processo infiammatorio al bronchioli e agli alveoli polmonari, le diramazioni più sottili e interne all'albero respiratorio.

Più frequente in genere, verso la terza e quarta settimana di malattia, la broncopolmonite si presenta con febbre alta, occhi incavati, respiro difficile anche al di fuori delle crisi, intensa prostrazione o viva agitazione.

L'andamento

Nella pertosse che si avvia alla guarigione vanno gradualmente riducendosi di accessi, che diventano sempre più rari e meno violenti, non provocano più vomito, Non si verificano più di notte. Lentamente la malattia scompare.

Un segno comunque resta a volte ancora per un certo tempo, per un anno e anche più: il carattere accessionale della tosse. Anche in occasione di una banale laringite o di una semplice tracheobronchite, il bambino che ha superato da poco la pertosse tossisce quasi nello stesso modo anche se naturalmente non vi sono vere e proprie convulzioni e gli accessi non si susseguono rapidamente.

Chi supera la malattia resta con una immunità specifica, che comunque non è definitiva, ma declina col tempo.

Come si cura

Anche per la pertosse e valido il principio che la migliore cura e la prevenzione, che può essere effettuata soprattutto evitando il contatto con i soggetti ammalati. Ciò è però difficile, perché il periodo più contagioso è quello catarrale, il meno tipico della malattia.

Un'altra arma di profilassi è quella della vaccinazione preventiva. Essa non dà immunità sicura, però il bambino vaccinato ha notevoli possibilità di sfuggire al contagio e comunque, se contrae la malattia, il suo decorso è perlomeno molto più lieve e più breve di quello dei non vaccinati.

Tra le cure di antibiotici possono avere un buon successo se usati molto precocemente (cosa molto difficile) perché in seguito, quando compaiono i primi sintomi, i germi hanno già irrimediabilmente leso la mucosa respiratoria.

Di qualche efficacia sono gli aerosol di antibiotici o la somministrazione di gamma-globuline specifiche, estratte cioè da siero di sangue di soggetti che hanno superato la pertosse e quindi hanno anticorpi specifici contro la malattia.

Talora possono essere utili le cure climatiche, come il soggiorno in climi montani o anche collinari.

Naturalmente si somministrano al malato calmanti della tosse e farmaci che favoriscono una normale respirazione.

La pertosse nei lattanti

Nei lattanti la pertosse assume un aspetto di particolare gravità. Anzitutto il lattante è praticamente indifeso verso la pertosse. Una volta contratta, la malattia provoca i tipici accessi, nei quali però spesso il caratteristico urlo inspiratorio e sostituito da una preoccupante fase di apnea (mancanza totale di respiro).

Il vomito è molto frequente e può danneggiare seriamente il piccolo e delicato organismo.

Il neonato, per la gravità della malattia, può essere colpito da convulsioni (da qui il nome di "tosse convulsiva").

La più seria e frequente delle complicanze che possono verificarsi è sempre la broncopolmonite che insorge presto e può avere un decorso rapido e grave.

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10 giugno 2016

5xmille

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