Aborto, troppi obiettori e legge inapplicata. La proposta del Pd

Come ha recentemente detto una inchiesta dell’Espresso la situazione attuale della legge 194 è "Una sconfitta di tutti, perché la norma funzionava, ma è diventata una corsa a ostacoli".

Ed infatti secondo i dati presentati da Sara Valmaggi (Pd), Vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, in un ospedale su sei è impossibile di fatto avere l’assistenza che la legge 194 prevede.

Che la legge sia disattesa, per non dire ostacolata, lo dicono alcuni numeri ufficiali della Regione Lombardia in cui su 11 strutture ospedaliere il 100% dei medici sono obiettori, mentre in 12 strutture la percentuale di obiettori fra ginecologi ed ostetriche oscilla tra l’80 ed il 90% e solamente in sei ospedali il numero di obiettori scende sotto il 45%.

E lo stesso accade anche a Roma, a Napoli, a Bari, a Palermo e cosi via.

La consigliera Sara Valmaggi ha proposto che, per ovviare a questa situazione di smantellamento silenzioso della legge 194, che tra l’altro, ad esempio, costa oltre 300.000 euro l’anno di spesa dovuti alla chiamata di medici contrattisti che applichino la 194, si creino “ progetti per l'assegnazione di ore di attività medica finalizzata alle interruzioni volontarie di gravidanza e si prevedano forme di mobilità del personale per riequilibrare nelle diverse strutture il numero di obiettori e non".

Contro la sua proposta si sono scagliati alcuni consiglieri della maggioranza i quali hanno tra l’altro detto che i concorsi riservati creerebbero “una discriminazione, sul piano del rispetto per i diritti del lavoro.”

Sta di fatto che secondo le ultime statistiche del 2008, mai più aggiornate, per il ministero della Salute erano circa ventimila gli aborti illegali eseguiti in Italia, il che ha portato le organizzazioni che si occupano di salute delle donne a parlare di un dato reale fra i 40.000 ed i 50.000 aborti illegali.

Secondo l’Istat inoltre nel 2011 sono stati denunciati 75.000 aborti spontanei numero dentro il quale ne vengono “nascosti” un terzo probabilmente frutto di interventi “casalinghi”.

Ciò che desta maggiore rabbia è che sono tornate a fiorire le cliniche fuorilegge, ed il contrabbando di farmaci: sul corpo delle donne è tornato cioè a crescere di nuovo ciò che la legge 194 era quasi riuscito a cancellare: il business dell’aborto clandestino.

E questo nonostante che il numero di aborti sia diminuito di oltre il 50% rispetto al periodo degli anni 80, a testimonianza del lavoro positivo fatto dai consultori familiari previsti dalla 194.

La domande che il PD e la sinistra deve porsi oggi, di fronte ad un quadro desolante, di fronte alle donne che continuano a morire di aborto clandestino, di fronte al riaprirsi dei viaggi per andare ad abortire all’estero, è: “come abbiamo permesso e come abbiamo accettato che una legge di stato, la 194, venisse nel silenzio progressivamente smantellata e cancellata?”

A distanza di trentacinque anni dall’approvazione della 194 è legale, è accettabile eticamente e moralmente che un diritto sancito da una legge di stato sia inapplicato ed inapplicabile negli ospedali pubblici?

Secondo la LAIGA, l’Associazione Italiana Ginecologi per l’applicazione della legge 194/78 tutto ciò non è legale e per questo ha fatto ricorso al Consiglio d’Europa ed il primo importante risultato è che il ricorso è stato ammesso.

La LAIGA nel ricordare che nessuna organizzazione ha messo in discussione il diritto del medico a sollevare l’obiezione di coscienza, anch’esso previsto dalla legge 194/78, ha altresì ricordato che la discussione riguarda la possibilità di conciliare questo diritto (che andrebbe finalmente regolato per legge) con il diritto delle donne che rientra nei diritti alla salute riproduttiva, garantendo di conseguenza un accesso sicuro e garantito per avere procedure sicure per interrompere una gravidanza indesiderata.

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di Antonio Luzi

Pubblicato il 4/9/2013

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