Smettere di fumare, per gli italiani è più difficile
Per gli italiani smettere di fumare è più difficile che per gli altri europei. Almeno secondo un'indagine condotta da Double Helix Development per conto di Pfizer, alla vigilia del terzo 'compleanno' della legge Sirchia. Dalla ricerca, condotta intervistando circa mille ex fumatori di cinque Paesi Ue (Italia, Francia, Regno Unito, Germania e Spagna), emerge infatti che l'80 per cento degli italiani, contro il 51 per cento degli inglesi e il 52 per cento degli spagnoli, ha detto addio al pacchetto senza ricorrere al supporto di alcun esperto.Col risultato che il 77 per cento dei 'pentiti' della Penisola, contro per esempio il 53 per cento degli spagnoli, è caduto nel tunnel della sindrome d'astinenza trovando molto più difficile resistere alla tentazione di rimettere mano alle 'bionde'. Tuttavia, degli italiani che si sono rivolti al medico, 9 su 10 consigliano a chiunque voglia disassuefarsi di chiedere aiuto.
In particolare - riferisce una nota - il 96 per cento degli ex fumatori italiani che ha consultato un camice bianco nel tentativo di abbandonare il 'vizio' ritiene che dire addio alle sigarette sarebbe stato più difficile se avessero provato da soli. E l'86 per cento dei connazionali che si sono rivolti a un medico suggerisce appunto a chi vuole smettere di fumare il supporto di un operatore sanitario.
"Fumare è una dipendenza estremamente potente e pericolosa - avverte Giovanni Invernizzi, medico di famiglia e responsabile del Gruppo di studio per la prevenzione dei danni da fumo della Società italiana di medicina generale (Simg) - Ciò che sottolinea questo studio è proprio il ruolo che i medici possono avere e l'aiuto che possono dare per smettere di fumare.
La nicotina crea una forte dipendenza - ribadisce - quindi i fumatori devono affrontare una sfida realmente difficile nel momento in cui tentano di smettere da soli. I risultati della ricerca rafforzano dunque la posizione secondo la quale i fumatori che vogliono seriamente liberarsi dal fumo devono parlare con il loro medico".
Pagina pubblicata il 09 gennaio 2008