Prematuri, rianimazione senza accanimento

Rianimare sempre i neonati fortemente prematuri, per poi valutarne le possibilità di sopravvivenza. Ma evitare le cure intensive inutili, se si dimostrassero inefficaci, perché si configurerebbero come accanimento terapeutico. Infine, cercare sempre una soluzione condivisa tra genitori e medici.

Ma in caso di contrasto tener ferma la tutela della vita, del feto o del neonato. Sono questi i punti nevralgici del parere approvato ieri dal Consiglio superiore di sanità (Css), con 45 voti a favore e un'astensione. Le raccomandazioni riguardano le 'Cure perinatali nelle età gestazionali estremamente basse', cioè tra le 22 e le 25 settimane.

"Al neonato, dopo averne valutate le condizioni cliniche - dice il documento - sono assicurate le appropriate manovre rianimatorie, al fine di evidenziare eventuali capacità vitali, tali da far prevedere possibilità di sopravvivenza, anche a seguito di assistenza intensiva". "Qualora l'evoluzione clinica dimostrasse che l'intervento è inefficace - prosegue il parere del Css - si dovrà evitare che le cure intensive si trasformino in accanimento terapeutico.

Al neonato saranno comunque offerte idratazione e alimentazione compatibili con il suo quadro clinico e le altre cure compassionevoli, trattandolo sempre con atteggiamento di rispetto, amore e delicatezza". In ogni caso, stabilisce il documento, "le cure erogate al neonato dovranno rispettare sempre la dignità della sua persona, assicurando i più opportuni interventi a tutela del suo potenziale di sviluppo e della migliore qualità di vita possibile".

L'altro nodo riguarda l'eventuale accordo tra genitori e medici sui trattamenti sanitari su neonato fortemente prematuro. Su questo punto il Css spiega: "Fermo restando che il trattamento rianimatorio richiede decisioni immediate e azioni tempestive e indifferibili, ai genitori devono essere fornite informazioni comprensibili ed esaustive sulle condizioni del neonato e sulla sua aspettativa di vita, offrendo loro accoglienza, ascolto, comprensione e il massimo sostegno sul piano psicologico".

Qualora però le richieste dei genitori fossero in contrasto con "la scienza e coscienza dell'ostetrico-neonatologo, la ricerca di una soluzione condivisa andrà perseguita nel confronto esplicito e onesto delle ragioni esibite dalle parti. Tenendo in fondamentale considerazione - ribadisce il Css - la tutela della vita e della salute del feto e del neonato".


Pagina pubblicata il 05 marzo 2008

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