Intramoenia, piani ad hoc in 18 regioni

Lavori in corso in 18 Regioni, ferme solo Sicilia e Calabria. Presentati i dati dell'Osservatorio nazionale, utilizzato 69 per cento fondi per adeguare strutture.

Lavori in corso, nella maggioranza delle Regioni italiane, per garantire l'esercizio della libera professione intramoenia dei medici nelle strutture pubbliche, con piani ad hoc, tariffe sotto controllo e spazi adeguati.

Ferme, invece, Sicilia e Calabria, che non hanno inviato alcuna comunicazione in materia e non hanno nemmeno richiesto i fondi disponibili, ancora inutilizzati. E' il quadro dell'Osservatorio nazionale per la libera professione intramuraria, illustrato da Aldo Ancona, direttore dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali (Assr), durante il convegno organizzato al Senato per la presentazione dei volumi che raccolgono i risultati dell'indagine conoscitiva sull'intramoenia, condotta lo scorso anno dalla Commissione Sanità di Palazzo Madama.

Come previsto dalla legge approvata il 2 agosto 2007, che concede 18 mesi per mettersi in regola sulla libera professione intramuraria, dunque fino al 31 gennaio 2009, la relazione trimestrale sull'attuazione del provvedimento è stata inviata al ministero della Salute da 18 Regioni: in pratica quasi tutte tranne Calabria, Lazio e Sicilia. E' stato utilizzato il 69 per cento dei fondi per l'adeguamento edilizio.

In particolare, Trento, Veneto, Toscana e Basilicata hanno usato il 100 per cento dei finanziamenti, percentuali superiori al 90 per cento si registrano in Umbria, Emilia Romagna e Lazio. Seguono le altre regioni, con "le grosse eccezioni di Sicilia e Calabria - afferma Ancona - che non hanno chiesto i fondi e non fanno sapere nulla. Sappiamo le condizioni in cui versa la Calabria - riflette - forse per ora l'intramoenia è l'ultimo dei suoi problemi". Tant'è. Nella maggioranza delle Regioni, la Asl, tutte o in parte, hanno presentato i piani per l'esercizio della libera professione intramoenia in spazi pubblici.

Mancano all'appello Abruzzo, Molise e Sardegna, mentre nessuna comunicazione è arrivata da Lazio, Calabria e Sicilia. Dodici Regioni hanno avviato azioni in accordo con i sindacati della dirigenza medica: Liguria, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta, Emilia Romagna, Trento, Campania, Friuli, Lazio e Molise. "I ritardi e le difficoltà che hanno ostacolato il passaggio dell'attività libero professionale dei medici nelle strutture pubbliche, o comunque in spazi controllati dal pubblico - spiega Ancona - si stanno superando. Le norme previste dalla legge non sono attuate ancora in modo omogeneo in tutt'Italia, perché i livelli di partenza erano diversi nelle varie Regioni, ma senz'altro si sono messe in moto anche le realtà fanalino di coda".

I dati illustrati ieri sono i primi risultati del monitoraggio svolto dall'Osservatorio nazionale, previsto dalla legge dell'agosto 2007 per verificarne l'attuazione in ciascuna regione e che ha cominciato i lavori a febbraio di quest'anno. "Come emerso anche dall'indagine conoscitiva - sottolinea Ignazio Marino, presidente della Commissione Sanità del Senato - bisogna garantire che il ricorso alle prestazioni intramoenia sia determinato dalla libera scelta dei cittadini e non dalle carenze organizzative dell'attività istituzionali, assicurando il rispetto dei tempi medi d'attesa per le prestazioni fissati dalle Asl, in particolare per le urgenze differibili".

Pagina pubblicata il 13 marzo 2008

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