Dopo il parto, a casa con il bambino

Dopo il parto, a casa con il bambino

A casa con il  bambino dopo il parto

Il passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina richiede al neonato un periodo di progressivo adattamento, del quale bisogna tener conto per capire il suo comportamento nelle prime settimane di vita.

Riconoscere fin da subito che il neonato esprime le proprie emozioni e cerca il dialogo con la mamma è fondamentale per impostare con lui una relazione rispettosa, affettiva, arricchente per entrambi.

Il riconoscimento delle esperienze sensoriali già maturate dal feto aiuta a dare risposte diversificate: toccare, cullare, massaggiare, farsi vedere, farsi sentire con un tono di voce che il bambino possa riconoscere come "noto", leggere delle storie anche se piccolissimo, riproporre la musica ascoltata in gravidanza, etc.

La vita fetale è quasi tutta vissuta nel movimento: oltre a quello proprio del feto, anche la mamma nella giornata si muove. Il feto riceve spinte e controspinte dal liquido amniotico e dalla parete dell'utero. Da questa esperienza deriva per il neonato il piacere di essere cullato che lo riporta a sensazioni conosciute e piacevoli.

Generalmente quando la mamma si muove, il feto sta fermo e viceversa; durante il sonno, quando la mamma sogna, il feto sta fermo, nel sonno senza sogni si muove: queste alternanze di movimento sono interpretate come l'inizio di una forma di dialogo dove, se uno parla, l'altro sta ad ascoltare in attesa che arrivi il suo turno.

La posizione del feto in utero è simile a quella che si ha quando si è adagiati su un'amaca: con la schiena arcuata e sostenuta mentre gli arti sono liberi di muoversi. Per questo motivo il neonato si tranquillizza quando è sostenuto in questa posizione.

Anche il pianto, peraltro, è un efficacissimo sistema di comunicazione per richiamare l'attenzione degli adulti, ma qualche volta gli serve anche per scaricare la tensione accumulata in una giornata meravigliosamente piena di stimoli.

Per tutta la vita fetale il bambino è stato alimentato in continuazione attraverso il cordone ombelicale. Inoltre, si riempiva letteralmente lo stomaco ogni volta che voleva deglutendo. Non conosceva né fame né sete, né sensazione di stomaco vuoto.

Cordone ombelicale: quando va tagliato?

Con la nascita il neonato fa la sua prima esperienza fondamentale: sente fame e disagio, poi arriva la mamma e il malessere e il disagio cessano; impara pian piano ad adattarsi a questi nuovi ritmi e intervalli e ad aver fiducia nella risposta materna ai suoi bisogni.

Una volta raggiunta tale fiducia potrà permettersi di aspettare, con la certezza che entro un certo tempo la risposta arriverà (con la fiducia imparerà anche a comprendere il valore del tempo, così ovvio per gli adulti).

Alla nascita il neonato non ha elementi per distinguere il giorno dalla notte e subisce un brusco inserimento in un ambiente in cui c'è l'alternanza di luce e di buio; imparerà a riconoscere il giorno dalla notte e soprattutto che quasi tutti di notte dormono e di giorno no.

Il neonato si adatterà gradualmente a questi nuovi ritmi in poche settimane, se i genitori glielo insegneranno con comportamenti  diversificati, di giorno e di notte. Per esempio le poppate notturne sarà meglio farle con luce soffusa, senza troppi preamboli e senza troppi rumori aggiunti.

Al contrario di giorno la poppata potrà essere accompagnata o preceduta dal cambio del pannolino, da un massaggio, dalle chiacchiere con la mamma, etc.

Durante il periodo neonatale il piccolo dorme per la maggior parte del tempo. Esistono due tipi di sonno che si alternano ogni trenta minuti circa: il sonno tranquillo e il sonno attivo. Durante il sonno tranquillo il viso del bambino è rilassato, gli occhi sono chiusi e le palpebre immobili, non vi sono movimenti del corpo a eccezione di qualche piccolo sussulto o di lievi movimenti della bocca.

Durante il sonno attivo gli occhi sono generalmente chiusi, ma a volte possono aprirsi e chiudersi ripetutamente, possono esserci movimenti di braccia e gambe e di tutto il corpo, il respiro è irregolare e il viso può avere espressioni diverse (smorfie, sorrisini, viso corrucciato). Nel passare dal sonno attivo a quello tranquillo (circa ogni 20-30 minuti) il bambino arriva molto vicino al risveglio e può iniziare a piagnucolare o a muoversi.

E' bene rispettare questi delicati passaggi tra una fase di sonno e l'altra, senza intervenire subito (per esempio prendendolo in braccio al primo vagito), in modo da non interferire nell'apprendimento del bambino di un normale ritmo di sonno.

Il neonato alterna ai periodi di sonno, periodi di veglia. Esiste uno stato di veglia tranquilla durante il quale il bambino si muove poco e i suoi occhi sono spalancati: è il momento in cui studia l'ambiente che lo circonda, fissa lo sguardo su oggetti e persone, cerca di acquisire quante più informazioni possibili.

E' molto importante rispettare queste fasi, tutte sue, di esplorazione, permettendogli di stare sveglio senza che qualcuno lo prenda subito in braccio.

In altri momenti è opportuno parlargli, leggergli una storia, cantargli una filastrocca, fargli ascoltare musica, prenderlo in braccio. Il bambino appare molto diverso durante lo stato di veglia attiva durante la quale è spesso in movimento, si guarda intorno ed emette piccoli suoni, in genere prima dei pasti.

L'apprendimento, fin dalle primissime età della vita, avviene in gran parte per imitazione di quello che si vede e si sente fare intorno a noi. Recenti scoperte hanno messo in luce come alcune strutture del cervello (chiamate neuroni specchio) riflettano all'interno del nostro cervello quello che vediamo fare dagli altri e come tali informazioni si fissino nella memoria.

E' sorprendente vedere con quanta attenzione un neonato di 20-30 giorni comincerà a seguire affascinato la voce, i tratti del viso e i movimenti di chi gli parla con dolcezza alla distanza di 20-30 cm per poi rispondere cercando di imitarlo.

Per aiutarsi, dopo il parto le donne dovrebbero poter dedicare del tempo a se stesse, per esempio: fare una leggera attività fisica, prendersi del tempo per riposare, farsi aiutare nelle faccende domestiche e nella cura del bambino, parlare a qualcuno delle proprie emozioni e assicurarsi la possibilità di accedere alle reti sociali di sostegno alla maternità.

A volte per essere brave e fare tutto ci si esaurisce, tanto più che dopo il parto a volte succede di sperimentare un disagio psicologico, il più delle volte lieve e passeggero (maternity blues), ma anche di sviluppare un disturbo depressivo.

Vi può essere riluttanza a riconoscere questi sintomi, per vergogna, senso di fallimento, o ancora per timore di essere giudicate inadeguate alla cura del proprio bambino.

I cambiamenti d'umore e atteggiamento possono essere legati alla stanchezza e alle difficoltà di relazione (non abbiate paura di farvi aiutare, cercate di riposarvi) ma a volte invece si può essere davvero depresse.

I disturbi più lievi o moderati possono non essere riconosciuti dal partner, dalla famiglia e neppure dai professionisti della salute. Ma l'importanza di questo disturbo dipende anche dalla tempestività con cui si affronta! Parlatene con chi vi assiste, o andate in un Consultorio familiare, può essere una cosa banale e passeggera o qualcosa di più.

E' possibile rivolgersi a: UOS di Igiene Mentale delle Relazioni Affettive e del Post-partum Responsabile UOS: Prof.ssa Franca Aceti, Viale dell'Università 30 - 00185 Roma Tel.: 06/49914539 – 06/44712210.

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Per approfondire:

Il puerperio

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