Stitichezza: cause, sintomi e rimedi

La stitichezza (o stipsi) è un disturbo piuttosto comune, con difficoltà nell'evacuazione delle feci o con una percezione di un incompleto svuotamento dell'intestino. Descriviamo i sintomi, le cause e vediamo quali possono essere le cure e i rimedi per liberarsi della stipsi.

Definizione

La costipazione intestinale (stitichezza o stipsi) è un disturbo piuttosto frequente che colpisce milioni di persone, prevalentemente anziani e donne. In realtà non si tratta di una patologia, ma di un sintomo le cui cause possono essere ricondotte ad una serie di condizioni organiche, stili di vita, abitudini alimentari, che possono interferire con il normale funzionamento dell'intestino.

In sintesi, per stitichezza s'intende la difficoltà nell'evacuazione a causa di un passaggio difficile delle feci dure. Ogni persona è diversa dall'altra, tuttavia in termini sanitari ci si riferisce alla stitichezza quando il disturbo è tale da avere meno di tre evacuazioni settimanali. Una condizione che può perdurare anche molto tempo.

Periodi di stipsi occasionale sono molto comuni, tuttavia chi soffre di stitichezza cronica riferisce di una ridotta capacità nello svolgere le attività quotidiane. Inoltre, la stipsi cronica può causare patologie diverse correlate prevalentemente al passaggio di materiale fecale secco e duro (ad esempio, le emorroidi).

La stipsi cronica viene trattata a seconda della causa che genera il sintomo, tuttavia a volte è difficile individuare con certezza il motivo del disturbo.

Sintomi

Ogni persona ha una percezione del tutto soggettiva sul funzionamento del proprio intestino, tuttavia i classici sintomi della stitichezza cronica comprendono:

  • Feci composte da frammenti duri e secchi.
  • Tensione intestinale e dolore addominale senza seguito.
  • Sensazione di un blocco nel retto che impedisce il transito o i movimenti intestinali.
  • Dolore durante l'evacuazione.
  • Sensazione di incompleta evacuazione.
  • Difficoltà all'espulsione da richiedere delle pressioni sull'addome o la rimozione manuale delle feci dal retto.
  • Meno di tre episodi di evacuazione a settimana .

Se negli ultimi tre mesi si sono verificati almeno un paio dei sintomi sopra descritti, la stitichezza potrebbe essere cronica.

La stitichezza può provocare delle complicanze:

  • Dilatazione delle vene emorroidarie. La pressione delle feci non espulse può ridurre lo svuotamento delle vene provocando quei gonfiori definiti emorroidi.
  • Piccole ferite intorno all'ano (ragadi anali e perianali). Delle feci di grosso volume e di difficile espulsione possono essere la causa di piccole ferite da sforzo all'ano.
  • Un prodotto fecale che non viene espulso (fecaloma). La stitichezza può causare un ristagno di feci asciutte che non riescono ad essere espulse restando incastrate nell'ampolla rettale.
  • Prolasso rettale. A causa dei tentativi di espulsione prolungati (ponzamento), una parte dell'intestino fuoriesce dall'ano e ciondola, fino a non rientrare più in sede negli intervalli tra un'evacuazione e l'altra.

Cause

La stitichezza si verifica comunemente a causa di un transito troppo lento degli alimenti digeriti attraverso il colon. Questa condizione origina dal riassorbimento eccessivo di acqua dall'intestino verso il corpo, motivo per cui quando le feci arrivano al retto sono dure e asciutte. La stipsi cronica può avere diverse cause riconducibili a stili di vita non corretti, a disturbi o patologie riferite al colon o al retto, a patologie neurologiche, a disturbi alla muscolatura della zona pelvica o a patologie che influenzano i livelli ormonali dell'organismo.

Stili di vita

Tra le cause riconducibili agli stili di vita si possono individuare:

  • Dieta con poche fibre
  • Troppi grassi animali
  • Scarsa attività fisica
  • Tutto ciò che cambia le abitudini quotidiane come i viaggi, il tipo di alimentazione o una gravidanza.
  • Esagerare con i lassativi
  • Alcuni farmaci
  • Non dare seguito al bisogno di evacuare (procrastinare rende più secche le feci)
  • Assumere pochi liquidi

Patologie del colon o del retto

Si tratta di ostacoli nel colon o nel retto che possono rendere più lento o arrestare il transito delle feci. Alcune delle cause possono essere:

  • Rettocele (erniazione della parete rettale)
  • Restringimento del colon (stenosi intestinale)
  • Ragade anale
  • Occlusione intestinale
  • Tumore addominale che preme sul colon
  • Cancro del colon o del retto

Patologie neurologiche

Si tratta di patologie che possono interferire con il funzionamento dei muscoli del colon o del retto che contraendosi fanno muovere le feci attraverso l'intestino. Tra queste:

  • Sclerosi multipla
  • Lesioni del midollo spinale
  • Neuropatia autonomica (un disturbo del sistema nervoso che colpisce le funzioni involontarie dell'organismo, tra queste, la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e la funzionalità intestinale e digestiva)
  • Morbo di Parkinson

Disfunzioni della muscolatura coinvolta nell'evacuazione

Si tratta di disturbi ai muscoli pelvici che favoriscono il movimento intestinale:

  • Debolezza dei muscoli pelvici.
  • Dissinergia muscolare del pavimento pelvico (coordinamento non corretto del rilassamento e della contrazione).

Alterazione degli ormoni interessati

Alcuni ormoni condizionano l'equilibrio dei liquidi nel corpo. Ne consegue che le alterazioni di questi ormoni possono essere una causa di stitichezza.

  • Tiroide (ipotiroidismo)
  • Ghiandola paratiroidea iperattiva (iperparatiroidismo)
  • Diabete
  • Gravidanza

Fattori di rischio

Alcune condizioni possono aumentare il rischio di stitichezza:

  • Alcuni farmaci, tra cui psicofarmaci, sonniferi e ipotensivi.
  • Età avanzata
  • Vita sedentaria
  • Sesso femminile
  • Disidratazione
  • Dieta con insufficiente assunzione di fibre

Diagnosi

Alcuni esami possono essere impiegati per valutare la condizione di stitichezza cronica:

  • Radiografia della progressione. Questo esame consiste nel seguire tramite i raggi x un tracciante radiopaco che viene ingerito dal paziente. In questo modo è possibile valutare anche la funzionalità del colon.
  • Manometria anorettale. In questo caso, si valuta la pressione del tratto ano-rettale tramite l'introduzione di un palloncino che viene gonfiato per valutare i deficit e il mancato coordinamento della spinta espulsiva.
  • Retto-sigmoidoscopia. Questo esame si esegue inserendo nell'ano una fibra ottica flessibile che permette di vedere il tratto finale dell'intestino.
  • Defecografia. Si tratta di una radiografia eseguita in movimento mentre viene espulso una massa di bario (una sostanza inerte radiopaca).
  • Colonscopia. Come per la retto-sigmoidoscopia, con la differenza che l'osservazione si estende a tutto il colon.

Rimedi

La cura della stitichezza cronica ha il suo caposaldo nella dieta e nel movimento. Questo ha lo scopo di modificare il transito delle feci nell'organismo e di facilitarne l'espulsione.

Alimentazione e stili di vita

  • Assumere quotidianamente il giusto apporto di fibre. Le fibre aumentano la quantità di contenuto intestinale e richiamano i liquidi: questo fa sì che le feci si muovano più rapidamente attraverso l'intestino. Per ottenere questo scopo, è utile aumentare la quantità di frutta e verdura fresca introdotta ogni giorno e ridurre le farine raffinate a favore di quelle integrali. Il genere, la quantità giornaliera di fibre raccomandata è di 14 grammi ogni 1.000 calorie assunte con l'alimentazione. Se assumete poche fibre, introdurle all'improvviso potrebbe provocarvi gonfiore addominale. Questo può essere evitato cominciando lentamente e impiegando qualche settima per raggiungere la quantità ottimale.
  • Aumentare la quantità di movimento. Sono stati ottenuti o notevoli miglioramenti aumentando il proprio movimento, preferibilmente tutti i giorni.
  • Non rimandare lo svuotamento intestinale. E' importante non ignorare lo stimolo quando lo si sente. Molte persone provano inibizione ad evacuare fuori dalla propria casa. L'uso di copriwater igienici e di cuffiette con la musica può aiutare le persone a crearsi un ambiente adatto alle loro necessità.

Lassativi

I lassativi agiscono intervenendo su aspetti diversi dell'evacuazione. Esempi di lassativi sono:

  • Lassativi che agiscono incrementando la massa fecale. Sono costituiti da fibre come metilcellulosa, psillio, polycarbophil calcio e gomma di guar che si uniscono alle feci aumentando il volume in maniera da stimolare la risposta della muscolatura dell'intestino e del retto.
  • Lassativi che richiamano acqua nell'intestino con meccanismo osmotico. Si tratta di sostanze che, richiamando per osmosi l'acqua nell'intestino, facilitano il transito. Possono contenere latte di magnesia, citrato di magnesio, lattulosio, glicole polietilenico.
  • Lassativi che lubrificano l'intestino. Assumendo per bocca olii non assorbibili si facilita lo scivolamento delle feci lungo il colon, ad esempio l'olio minerale.
  • Stimolanti ad uso lassativo. Supposte e microclisteri, nonché clisteri normali, possono essere utilizzati per stimolare l'attività dell'ampolla rettale quando le feci si arrestino nell'ultimo tratto dell'intestino.

Altri farmaci

  • Farmaci speciali con prescrizione medica. Quando i lassativi abituali non abbiano successo, è possibile chiedere al proprio medico la prescrizione di sostanze che lavorano aumentando l'acqua nelle feci con meccanismi diversi di quelli sopra descritti.
  • Farmaci sperimentali. Sono in corso delle ricerche con sperimentazioni cliniche. In alcuni paesi è possibile chiedere di essere inseriti in questi studi e partecipare alla sperimentazione.

Allenamento dei muscoli pelvici coinvolti

Alcune attrezzature che vengono utilizzate per la riabilitazione (Biofeedback) possono aiutare i pazienti affetti da stitichezza cronica a conoscere e far funzionare meglio le contrazioni e i rilassamenti necessari ad una corretta evacuazione.

Un terapeuta, di solito un fisioterapista, guida la lettura dell'attività muscolare che appare su uno schermo, insegnando al paziente a riconoscere e a modificare, se del caso, la propria attività

Chirurgia

La chirurgia è indicata, più che nella stitichezza, nelle conseguenze di essa come emorroidi e ragadi che non rispondano ad altri trattamenti, e nel prolasso rettale.

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Aggiornamento 15 aprile 2019

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